Un velo di dolore si è addensato sulle Alpi, un lutto che risuona con una forza devastante: la perdita di Matteo Franzoso, giovane discesista strappato alla vita a soli 25 anni a seguito di un incidente in Cile.
La comunità sciistica, ancora profondamente segnata dalla scomparsa di Matilde Lorenzi, avvenuta meno di un anno fa, e del più recente decesso di Marco Degli Uomini, si confronta con un’emergenza che trascende la mera sfortuna e richiede un’analisi critica e un cambiamento strutturale.
Alessandro Garrone, presidente dello Sci Club Sestriere, figura di riferimento per la comunità dal 2004, ha espresso un sentimento condiviso: un profondo cordoglio, la preghiera e, soprattutto, un imperativo categorico – ripensare radicalmente le politiche di sicurezza nel mondo dello sci.
Non si tratta di un caso isolato, ma di una sequenza tragica di eventi che evidenzia una fragilità sistemica.
L’impianto retorico del “non deve più accadere” non può rimanere una semplice formula, ma deve tradursi in azioni concrete e incisive.
Lo sci, sport di aggregazione e formazione che accompagna i giovani fin dalla tenera età, è un patrimonio culturale e sociale di inestimabile valore.
Tuttavia, la paura, alimentata da questi ripetuti lutti, rischia di soffocarlo, di eroderne la passione e l’entusiasmo.
È fondamentale preservare questa disciplina sportiva, ma non a costo della vita umana.
La fiducia, elemento imprescindibile tra atleti, genitori e istituzioni, è stata gravemente compromessa e necessita di essere ricostruita su basi solide.
L’analisi delle responsabilità non può essere circoscritta a singoli fattori.
Occorre una revisione capillare che coinvolga tutti gli attori del sistema: dalle federazioni sportive come la Fisi e il Coni, chiamati a rivedere i protocolli di sicurezza e i controlli, alle ditte produttrici di attrezzature, incentrate sulla ricerca di soluzioni tecnologicamente avanzate e realmente efficaci, fino ai tecnici e agli allenatori, chiamati ad adottare metodologie di allenamento più sicure e responsabili.
Il ruolo delle istituzioni, a livello locale e nazionale, è cruciale per garantire il rispetto delle normative e promuovere una cultura della sicurezza.
L’incidente di Matteo Franzoso non è una fatalità, ma il risultato di un sistema che, purtroppo, ha mostrato delle falle.
Non è accettabile che i giovani sciatore, che inseguono un sogno e si dedicano con passione a questo sport, debbano confrontarsi con rischi inaccettabili.
La sicurezza non deve essere un optional, ma un diritto inalienabile, un prerequisito fondamentale per poter praticare uno sport.
È ora di trasformare il dolore in azione, di onorare la memoria di Matteo, Matilde e Marco, lavorando incessantemente per un futuro in cui lo sci possa continuare ad essere sinonimo di passione, divertimento e, soprattutto, sicurezza.
La comunità sciistica, unita nel lutto, si impegna a intraprendere un percorso di cambiamento profondo e duraturo.