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Archè: L’Acqua, Origine e Memoria nel Sud del Mediterraneo

Archè: L’Acqua, Origine e Memoria nel Mediterraneo MeridionaleIl Museo Archeologico Nazionale di Taranto (MArTA) apre le sue porte il 26 settembre con “Archè: L’Acqua, Origine e Memoria”, un’esposizione concepita in concomitanza con la 64ª edizione del Convegno Internazionale di Studi sulla Magna Grecia, alla presenza del Direttore Generale Musei, Massimo Osanna.

L’allestimento, ospitato nell’antico Convento degli Alcantarini, si propone come un’indagine multidisciplinare, un viaggio diacronico e tematico dedicato all’acqua, elemento vitale che ha plasmato la storia, la cultura e la società delle civiltà che hanno abitato il territorio tarantino e la Magna Grecia.
L’esposizione non si limita a presentare un mero inventario di reperti, ma intende stimolare una riflessione profonda sulla relazione tra l’uomo e l’acqua, un legame ancestrale che si rivela oggi più cruciale che mai, di fronte alle conseguenze tangibili del cambiamento climatico e alla pressante necessità di una gestione sostenibile delle risorse idriche.

Come sottolinea la direttrice del MArTA, Stella Falzone, recuperare la memoria storica dell’acqua significa attingere a un patrimonio di conoscenze e pratiche sviluppate nel corso dei secoli, per affrontare le sfide del presente con maggiore consapevolezza e lungimiranza.
Il titolo, “Archè”, evoca l’idea del principio primordiale, l’origine di tutto ciò che esiste.

Nella filosofia greca, l’acqua era spesso associata alla creazione del mondo e alla generazione della vita.

L’esposizione esplora questa simbologia attraverso un corredo di manufatti che illustrano i molteplici usi dell’acqua nella vita quotidiana dell’antichità: dalla sua raccolta e conservazione, all’utilizzo per l’agricoltura, l’artigianato, l’igiene personale e i riti religiosi.

Vasi, strumenti, elementi architettonici e altri oggetti d’uso comune testimoniano l’ingegno e l’adattabilità delle popolazioni che hanno abitato il territorio, capaci di sfruttare al meglio le risorse disponibili e di sviluppare sistemi complessi per la gestione dell’acqua.

L’iniziativa si configura come un vero e proprio “lavoro di emersione,” un’occasione per portare alla luce reperti spesso dimenticati nei depositi museali, arricchendo così il racconto storico e allargando la prospettiva temporale fino all’epoca medievale e moderna.

Questa estensione cronologica permette di evidenziare la continuità e la trasformazione delle pratiche idriche nel corso dei secoli, offrendo uno sguardo privilegiato sulla stratificazione culturale e storica della città di Taranto.
L’esposizione si propone, infine, come un invito a ripensare il nostro rapporto con l’acqua, non solo come risorsa economica, ma anche come elemento fondamentale per la sopravvivenza, la prosperità e la coesione sociale delle comunità che abitano il Mediterraneo.

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