martedì 23 Settembre 2025
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Zucchero 70: Un Arena di Verona tra blues, icone e ricordi.

(di Paolo Biamonte)Giovedì 25 settembre, l’Arena di Verona si accende per celebrare i settant’anni di Adelmo Fornaciari, alias Zucchero, un traguardo che risuona con la potenza di una carriera costellata di successi e contaminazioni.

Dodici concerti consecutivi in un tempio del live, testimonianza di un legame indissolubile con il pubblico e di una capacità unica di trasformare la musica in esperienza condivisa.

È facile immaginare che in questo momento, Fornaciari ripercorra mentalmente il lungo cammino intrapreso fin dalle prime esibizioni in chiesa, a Roncocesi, sotto lo sguardo benevolo del parroco.
Un percorso che lo ha visto attraversare confini, collezionare chilometri e accumulare aneddoti che sarebbero sufficienti a riempire un libro intero.
Un viaggio spirituale e musicale, quasi una trasposizione sonora del concetto espresso da Marvin Gaye con “Wherever I Lay My Hat (That’s My Home)”, un’affermazione di appartenenza universale.
La storia di Zucchero è quella di un artista che ha saputo trasformare l’ostacolo in opportunità, una perseveranza che ha permesso di superare una lunga gavetta, le porte chiuse e le delusioni iniziali, per affermarsi come un punto di riferimento nella musica italiana e un ambasciatore del blues e del soul nel mondo.

La sua discografia è un caleidoscopio di collaborazioni stellari: da Miles Davis, che lo ha accolto in un modo inaspettato, fino a Eric Clapton, Bono e Sting, passando per Joe Cocker, B.
B.

King, Sam Moore, John Lee Hooker e Paul Young.

Un pantheon di icone che hanno contribuito a plasmare il suo sound unico.
Zucchero ha anche avuto un ruolo chiave nella nascita del progetto “Pavarotti and Friends”, mettendo a disposizione la sua voce per il “Miserere” e offrendo a un giovane e promettente Andrea Bocelli la possibilità di farsi conoscere al grande pubblico.

La sua saggezza lo ha portato a declinare un’offerta allettante: entrare a sostituire Freddie Mercury nei Queen, una decisione che testimonia la sua identità artistica e il rispetto per un’eredità ineguagliabile.

Il repertorio di storie curiose che lo riguardano è vastissimo, come dimostra l’incontro memorabile con Miles Davis, un episodio che mescola emozione, imbarazzo e la sacralità del divino Miles.
Zucchero rappresenta una figura anomala nel panorama musicale italiano, capace di interpretare con maestria il blues e il soul, generi spesso relegati a nicchie di mercato.
Il suo successo internazionale è un’eccezione che conferma la sua unicità, una sintesi perfetta tra tradizione blues, contaminazioni soul e l’impronta inconfondibile della canzone d’autore italiana.

Simpatia per Peppone, l’icona del cinema italiano, lo ha spinto a esibirsi al Cremlino durante l’era Gorbaciov, un gesto di apertura e dialogo tra culture.

L’amore per la musica cubana lo ha portato a registrare un album all’Avana, dove, contemplando il Malecón, ha ritrovato l’eco della gioventù di Fidel, Che Guevara e Camilo Cienfuegos, simboli di un’epoca di speranza e cambiamento.
Nonostante la sua grandezza, Zucchero non ha avuto un rapporto facile con il Festival di Sanremo, ignorato in passato e sottovalutato nonostante il potenziale di “Donne”, brano che poi gli aprì le porte del successo internazionale.
La sua rivincita è arrivata nel 2001, quando ha co-scritto “Luce (tramonti a Nord Est)” di Elisa e “Di sole e di azzurro” di Giorgia, entrambe prime classificate.

Cittadino onorario di Memphis, un riconoscimento che riflette il suo profondo legame con la culla del blues, e Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, Zucchero incarna l’eccellenza artistica e la capacità di coniugare talento, passione e umanità.
Un artista che ha saputo costruire un percorso unico, fondato sulla musica, l’amicizia e il rispetto per le proprie radici.

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