La luce fioca delle candele danzava sugli sguardi smarriti, riflettendo la profonda tristezza che permeava la parrocchia di Sant’Edoardo a Sestriere.
Un velo di silenzio, interrotto solo dai singhiozzi soffocati, avvolgeva il luogo dove la famiglia Franzoso, e con essa l’intera comunità sportiva, si era riunita per dare l’ultimo saluto a Matteo.
Un ragazzo, un atleta, un figlio, un fratello, strappato troppo presto a un futuro di promesse.
La madre, Olga, con la voce rotta dall’emozione, ha espresso un commosso addio, un messaggio carico di amore, orgoglio e, al contempo, di una consapevolezza amara.
Non le importava più della vetta olimpica, del podio inseguito con tenacia.
Il vero trionfo, quello autentico, era stato compiuto nel percorso stesso, nell’impegno costante, nella dedizione incondizionata di Matteo e del fratello.
Un percorso condiviso, un’intesa profonda che li aveva visti crescere insieme, spinti da un’ambizione comune e da un legame indissolubile.
La sua scomparsa, una ferita aperta nel tessuto sociale, risuona come un eco doloroso, un monito che grida la necessità di una riflessione più ampia e profonda.
Matteo non potrà più scendere sulle piste, ma la sua memoria, il suo spirito combattivo, devono ispirare una nuova consapevolezza.
Non solo per gli atleti, ma per tutti coloro che praticano questo sport meraviglioso, affascinante e, a volte, spietato.
Il padre e la madre, custodi di un’educazione improntata alla prudenza e all’equilibrio, hanno sempre insistito sull’importanza di conciliare la passione sportiva con un solido bagaglio di conoscenze.
La sicurezza non doveva essere un limite, ma un elemento imprescindibile per poter vivere appieno la propria passione, per poter coltivare i propri sogni.
“Sport senza studio”, un principio guida che ha illuminato il loro percorso educativo, un invito a guardare oltre la competizione, a comprendere i rischi e a mitigare i pericoli.
Matteo, descritto come un “piccolo grande uomo”, incarnava l’essenza di questi valori.
La sua giovane età nascondeva una maturità rara, una capacità di affrontare le difficoltà con coraggio e determinazione.
La speranza, che nasce dalla sofferenza, è che la sua tragica fine possa portare a un cambiamento positivo, a una maggiore attenzione alla sicurezza in montagna, a una cultura dello sport più responsabile e consapevole.
Il ricordo di Matteo Franzoso non sarà un peso, ma un’eredità.
Un invito a vivere intensamente, a inseguire i propri sogni con passione, ma sempre con prudenza e rispetto.
Un esempio luminoso che continuerà a brillare, illuminando il cammino di chi lo ha conosciuto e ispirando le future generazioni di atleti.