Il tessuto economico savonese dimostra una resilienza notevole, proiettandosi nel 2025 con una dinamica positiva dopo un 2024 caratterizzato da un incremento significativo di occupazione, stimato in 3.000 unità tra i settori industriale e delle costruzioni, con una componente industriale di 1.000 posti.
I primi sei mesi del 2025 evidenziano una crescita dell’export industriale pari al 3,9% rispetto allo stesso periodo del 2024, un segnale incoraggiante che riflette una capacità di adattamento e competitività sul mercato globale.
Il porto e la logistica, pilastri fondamentali dell’economia savonese, continuano la loro traiettoria ascendente, registrando un aumento complessivo del 5% nel primo semestre 2025 rispetto ai primi sei mesi del 2024, un dato che sottolinea l’importanza strategica di queste infrastrutture per la regione.
Il settore turistico, sebbene stabile a luglio 2025, rivela una transizione interessante: si assiste a una diminuzione del flusso di visitatori stranieri a favore di un aumento del turismo domestico, un cambiamento che richiede un’attenta analisi per comprendere le sue implicazioni a lungo termine.
Queste osservazioni, presentate durante il convegno celebrativo degli 80 anni dell’Unione Industriali di Savona a Vado Ligure, sono il risultato delle approfondite analisi condotte da Alessandro Fontana, del Centro Studi di Confindustria, e Alessandro Berta, direttore dell’Unione Industriali savonese.
Tuttavia, come sottolinea la presidente Caterina Sambin, l’analisi dei dati positivi non deve distogliere l’attenzione dai punti di vulnerabilità e dalle sfide strutturali che incombono sul territorio.
La provincia di Savona si distingue, all’interno della Liguria, come la più energivora, un fattore critico alla luce dei costi energetici già elevati e della prevedibile ulteriore escalation dei prezzi.
La dipendenza da fonti energetiche esterne e la scarsa diversificazione delle fonti rappresentano una seria esposizione a shock esterni e fluttuazioni dei mercati internazionali.
Inoltre, l’incertezza geopolitica e l’instabilità socio-politica a livello globale, in particolare all’interno dell’Unione Europea – con Germania e Francia che affrontano sfide economiche complesse – rappresentano fattori di rischio significativi per l’export savonese, che vede i suoi mercati primari concentrati proprio in questi paesi.
L’esportazione verso gli Stati Uniti, pur rilevante, non può compensare completamente l’impatto di un rallentamento economico in Europa.
Un problema cruciale è rappresentato dal mismatch tra domanda e offerta di lavoro.
Nonostante la creazione di nuovi posti, quasi il 50% delle posizioni offerte non riesce a trovare personale qualificato, evidenziando una disconnessione tra le competenze richieste dal mercato e le competenze disponibili nella forza lavoro locale.
Questa situazione è aggravata dall’imminente ondata di pensionamenti prevista nei prossimi cinque anni, con una potenziale perdita di 40.000 addetti in Liguria.
Il rischio è quello di una “cannibalizzazione” della forza lavoro, dove le aziende si contendono lo stesso bacino di candidati, compromettendo la crescita e l’innovazione.
È imperativo investire in programmi di formazione professionale, promuovere l’attrazione di talenti dall’estero e incentivare la permanenza dei giovani qualificati nel territorio, per affrontare questa sfida demografica ed economica.