mercoledì 24 Settembre 2025
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Rome

Occupazioni studentesche: la rabbia sale, scuole sotto assedio.

Il cartello, appeso con risolutezza, recava un messaggio chiaro: “Dalle piazze alle scuole, blocchiamo tutto”.

Un’eco potente, risuonava tra i corridoi del liceo Rossellini, occupato in segno di solidarietà dopo l’aggressione subita dalla Global Sumud Flotilla.
L’azione, parte di un movimento studentesco in fermento, si inserisce in un quadro più ampio di contestazione che ha visto Roma e l’Italia intera scosse da un’ondata di proteste.

Il 22 settembre, un milione di persone in tutta Italia, duecentomila a Roma, avevano incrociato le braccia e riempito le piazze, manifestando una profonda inquietudine e un rifiuto di rimanere inerti di fronte alla crisi umanitaria che affligge la Striscia di Gaza.

Questo sciopero generale, un’espressione vibrante di rabbia e compassione, ha alimentato l’azione studentesca, che si concretizza ora nell’occupazione di diverse scuole superiori.
L’occupazione del Rossellini, e di altre sedi come la succursale del liceo nell’area Ostiense occupata dal movimento Osa, non è un atto isolato, ma una risposta diretta all’appello lanciato dagli studenti universitari di “Cambiare Rotta”, già attivi con l’occupazione di Lettere.
Questi gesti di disobbedienza civile vogliono essere un segnale: un rifiuto di accettare le narrazioni ufficiali, un’espressione di solidarietà verso la popolazione di Gaza, e un invito a unire le forze con operai, lavoratori e movimenti di base che condividono la stessa visione di giustizia sociale e diritto alla sopravvivenza.
L’occupazione scolastica, lungi dall’essere un semplice atto di protesta, si configura come un tentativo di creare spazi di discussione e sensibilizzazione.

Gli studenti intendono utilizzare questi luoghi per approfondire la complessità del conflitto israelo-palestinese, promuovere l’educazione alla cittadinanza globale e riflettere criticamente sui meccanismi di potere che alimentano le disuguaglianze e le ingiustizie nel mondo.

L’azione studentesca, con la sua retorica di “bloccare tutto”, rappresenta una sfida al sistema educativo e politico, un invito a un cambiamento radicale che metta al centro la dignità umana e il rispetto dei diritti fondamentali.

Non è solo una protesta, ma una presa di posizione, un atto di speranza e un impegno a costruire un futuro più giusto e pacifico.

Il cartello, con la sua immagine della bandiera palestinese, è il simbolo di questa volontà di non rimanere silenti, di non voltare lo sguardo, di agire concretamente per un mondo migliore.

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