All’interno della Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza Università di Roma, un vessillo di solidarietà palestinese ondeggia dalle finestre, un segnale visibile di un’occupazione che trascende il semplice atto di presenza fisica.
Tra vetrate e spazi riconfigurati, tavoli da campeggio improvvisati hanno ospitato un rituale di colazione condivisa, un gesto di resilienza e comunità in un momento storico di profonda inquietudine.
La rabbia palpabile per la drammatica situazione a Gaza si intreccia con un senso di compiuta realizzazione, derivante dalla mobilitazione nazionale di decine di migliaia di persone nei giorni precedenti.
L’occupazione di Lettere, protrattasi per un ciclo giorno-notte, non è un mero eco di movimenti passati, ma una manifestazione di un impegno contemporaneo, una riaffermazione di valori da parte di una generazione che rifiuta l’indifferenza.
L’azione, nata due settimane prima con l’installazione di tende a sostegno della Global Sumud Flotilla – un equipaggio di terra, si definiscono – si è poi concretizzata in un corteo che ha attraversato le vie di Roma, sfiorando la tangenziale, per poi riversarsi nei viali dell’università.
La decisione di non disperdersi, di occupare lo spazio, è stata preceduta da intense discussioni accademiche, tra tesi da difendere e speranze da coltivare.
La notte, segnata dalla pioggia, è stata animata da assemblee partecipate, cene condivise, canti di lotta, tra melodie palestinesi e ritmi del rap politico, un linguaggio universale di ribellione.
Bartolomeo, attivista di Cambiare Rotta, ha condiviso la sua esperienza su un materassino improvvisato, testimoniando la stanchezza fisica mitigata dalla soddisfazione per il successo della mobilitazione.
La consapevolezza del tema palestinese è in crescita, e ora si impone la necessità di interrompere le collaborazioni con lo Stato di Israele.
La celebrazione dello sciopero generale per la Palestina è stata ancora più significativa, poiché ha visto la partecipazione di neo-laureati, alcuni dei quali hanno festeggiato a stretto contatto con gli occupanti.
L’alba di questa mattina ha portato con sé una routine inaspettata: il personale delle pulizie è stato accolto con la collaborazione degli occupanti, un gesto di rispetto reciproco che riflette un’etica di comunità.
Bartolomeo sottolinea come l’occupazione contemporanea si discosti dalle modalità del passato, quando il movimento era più ampio e le azioni più intense.
Tuttavia, il futuro è incerto, e resta da vedere quale impatto avrà questa fase della mobilitazione per la Palestina.
È chiaro che il tema palestinese non può più essere ignorato dagli studenti, e questo è un momento cruciale per prendere posizione contro il genocidio in atto.
Con l’avvicinarsi dell’autunno, le università riprenderanno il loro ruolo di fucine di pensiero e azione, luoghi dove si coltiva la speranza di giustizia e libertà per Gaza e per una generazione intrappolata in un presente angosciante, un presente che nessuno avrebbe mai voluto immaginare.
L’occupazione è un seme piantato, un invito a una riflessione profonda e a un impegno concreto.