20 agosto 2024 – 14:45
Torino, la città che sussurra segreti nell’ombra. Un anonimo poliziotto, testimone silenzioso delle tragedie che si consumano dietro le spesse mura del carcere Lorusso e Cutugno. Quattro rivolte in un solo mese hanno trasformato quel luogo in un inferno di fiamme e disperazione, dove 1500 detenuti sono stipati come bestie in una gabbia progettata per ospitarne soltanto mille. Tra loro, molti portano sulle spalle il peso dei disturbi mentali, relegati nelle sezioni speciali che ricordano i vecchi “Sestante” di un tempo ormai lontano.La Procura di Torino ha aperto un’inchiesta dopo le denunce sulle condizioni disumane del Sestante moderno, ma il problema va oltre le indagini superficiali: è la mancanza cronica di cure a gettare ombre sulla dignità umana di chi è rinchiuso tra quei muri grigi. I detenuti psichiatrici vivono nell’attesa eterna, sorvegliati costantemente da telecamere che scrutano ogni movimento nei loro angusti quattro metri per quattro.Il dolore e la sofferenza si mescolano alle urla disperate degli internati, ridotti a fantasmi erranti tra le celle vuote e spoglie. I medici stessi non sono al sicuro, aggrediti due volte al giorno in media mentre cercano di portare un barlume di umanità in un contesto carcerario degradato e disumanizzante.Roberto Testi, voce della sanità penitenziaria della Asl Città di Torino, cerca di dipingere un quadro più ampio della situazione critica: tutti hanno un po’ ragione quando si parla del carcere, ma nessuno riesce a cogliere la complessità dei problemi che affliggono quelle anime perdute tra le sbarre. In attesa perpetua, i detenuti psichiatrici annodano lenzuola con gesto meccanico e tentano il suicidio come estrema forma di protesta contro una società che li ha dimenticati.Torino continua a sussurrare segreti nel buio della notte, mentre i reclusi nella sezione psichiatrica attendono una luce che possa finalmente dissolvere le tenebre dell’abbandono e della disperazione.
