domenica 12 Ottobre 2025
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Scuse a Borsellino: Un dolore immenso, ho sbagliato

Con profonda umiltà e un senso di responsabilità che mi stringe il cuore, mi rivolgo ai familiari del giudice Paolo Borsellino, esprimendo le mie più sentite scuse per il dolore che alcune mie parole, ora pubbliche, hanno inevitabilmente provocato.

Un supplizio ulteriore, aggiungo, a una famiglia già gravata da un peso insopportabile.

Queste parole, estrapolate da un contesto personale e doloroso, sono state resuscite in un momento di profonda angoscia, in seguito alla notizia, sconvolgente e inaspettata, della mia indagine per favoreggiamento alla mafia.

Un’accusa che mi ha colpito con la forza di un terremoto, scuotendo le fondamenta della mia esistenza e offuscando il mio giudizio.

A quasi ottant’anni, dopo una vita interamente dedicata alla lotta contro la criminalità organizzata, l’idea di essere sospettato di averla sostenuta mi ha generato una disperazione quasi paralizzante.

Questa disperazione si è mescolata a una rabbia sorda, alimentata da un’aspra campagna denigratoria condotta dall’avvocato Fabio Trizzino, la quale, a mio avviso, non ha suscitato alcun segnale di preoccupazione o prudenza da parte dei figli del dottor Borsellino, a cui sono sempre stato legato da un affetto sincero, in particolare nei confronti di Manfredi.

Ho avuto il privilegio di vedere questi giovani crescere, condividendo con loro momenti significativi e offrendo loro il mio sostegno, e l’idea che le mie azioni possano averli feriti mi addolora profondamente.

È in questo stato emotivo alterato, in questa tempesta interiore, che mi sono scappate, tra le mura domestiche, espressioni che, in un momento di maggiore lucidità, avrei evitato con assoluta certezza.

Parole che non riflettono i miei pensieri né le mie convinzioni, perché non le ho mai provate né le ho mai avute.
Il mio impegno nella lotta alla mafia è stato sempre totale e sincero, un percorso che ha segnato la mia esistenza e che non intendo, con queste scuse, minimizzare o negare.
In particolare, mi rammarico profondamente di aver coinvolto, in questa dolorosa vicenda, la signora Agnese, una donna di straordinaria dignità, che con discrezione e decoro ha sempre preservato la memoria del marito, incarnando i suoi valori.
La sua riservatezza e il suo rispetto per la verità sono un esempio che ammiro e per il quale mi sento di dover chiedere perdono.

Spero che queste mie parole possano contribuire, in qualche modo, a lenire il dolore causato e a ristabilire, almeno parzialmente, il rapporto di fiducia che mi sento di aver compromesso.

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