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Produttore di Vermentino Arrestato: Shock in Gallura per Omicidio

La Gallura è scossa da un evento che ha gettato un’ombra cupa sul panorama enologico sardo: Emanuele Ragnedda, rinomato produttore del Vermentino di lusso, il vino più costoso d’Italia, è detenuto nel carcere di Nuchis con l’accusa di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere.
La vicenda ruota attorno alla scomparsa di Cinzia Pinna, una giovane donna di 33 anni residente a Castelsardo, la cui sparizione aveva innescato un’intensa ricerca durata due settimane.
La confessione di Ragnedda ha segnato una svolta cruciale nelle indagini, guidate dal procuratore capo Gregorio Capasso e dalla sostituta Noemi Mancini.

La scoperta del corpo, avvenuta nella tenuta dell’azienda vinicola Conca Entosa proprio su indicazione dell’indagato, chiude una fase di angosciosa incertezza e apre una nuova, complessa indagine volta a ricostruire le dinamiche del femminicidio e, soprattutto, a svelare il movente.

Il riconoscimento ufficiale del corpo da parte della famiglia Pinna, profondamente radicata nel tessuto socio-economico di Castelsardo e della Gallura – la famiglia gestiva con successo ristoranti e strutture ricettive tra Castelsardo e Tempio Pausania – sarà un momento di profondo dolore e di ricerca di risposte.
I rapporti tra Ragnedda e Pinna, come è emerso, non erano recenti; i due si conoscevano da tempo, e la giovane, che lavorava come cameriera in un locale di Palau, intratteneva una relazione di frequentazione con Claudia, sorella di Emanuele.
L’interrogatorio di Ragnedda, difeso dall’avvocato Luca Montella, ha portato alla confessione, un atto che, però, non illumina completamente le zone d’ombra del caso.
Un elemento aggiuntivo, inizialmente confuso e apparentemente mirato a depistare le indagini, ha coinvolto un giovane milanese di 26 anni.

Ragnedda aveva tentato di implicarlo nella vicenda, ma le successive verifiche hanno confermato la sua totale estraneità ai fatti.

I legali del giovane, Antonello Desini, Nicoletta Mani e Maurizio Mani, stanno ora lavorando attivamente per tutelare la sua immagine e ottenere una completa assoluzione.
L’inchiesta si concentra ora sulla ricostruzione del quadro relazionale tra Ragnedda e Pinna, analizzando le comunicazioni, i possibili contrasti e le motivazioni che hanno portato a questo tragico epilogo.

La complessità del caso, aggravata dalla posizione di rilievo del presunto assassino nel mondo enologico e dall’iniziale tentativo di depistaggio, rende l’indagine particolarmente delicata e articolata.

La comunità sarda attende con ansia la verità, sperando che la giustizia possa fare il suo corso e lenire il dolore della famiglia Pinna.

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