venerdì 26 Settembre 2025
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TAR: Un reclamo non basta per chiudere le attività commerciali

La recente sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio solleva un interrogativo cruciale sull’esercizio del potere contingibile e urgente da parte degli enti locali nella gestione della quiete pubblica.
Un singolo reclamo, sebbene possa destare l’attenzione di un’amministrazione, non può, di per sé, costituire la base giuridica su cui fondare un provvedimento limitativo di diritti, come la chiusura anticipata di attività commerciali.

Il caso specifico, originato a Magliano Romano, ha visto il Sindaco emanare un’ordinanza restrittiva, fissando l’orario di chiusura degli esercizi commerciali alle 24:00 (con estensione fino all’una del mattino nei giorni festivi) fino al 30 ottobre.

Tale decisione, pur volta a contrastare presunti disordini notturni, è stata contestata da un esercizio pubblico di somministrazione di alimenti e bevande, che ha adito il TAR.

La sentenza del TAR, analizzando la questione, ha evidenziato una lacuna nell’iter procedurale seguito dall’amministrazione comunale.

L’ordinanza sindacale, infatti, si basava essenzialmente su una denuncia isolata, presentata da alcuni residenti, che lamentavano disturbi alla quiete pubblica.

Sebbene la segnalazione abbia innescato l’azione amministrativa, il TAR ha ritenuto insufficiente la mera ricezione di un reclamo per giustificare una misura così impattante sui diritti di impresa.
I giudici amministrativi hanno sottolineato che il potere contingibile e urgente, pur consentendo di intervenire in situazioni di necessità impellente, richiede comunque una verifica oggettiva della sussistenza del disturbo e della sua gravità.

Un’indagine sommario, ma accurata, da parte delle forze dell’ordine o di altri organi competenti, sarebbe stata necessaria per confermare le denunce e raccogliere elementi di prova concreti.
L’assenza di tale verifica, unita alla mancanza di prove tangibili del disturbo lamentato, ha reso l’ordinanza sindacale viziata e annullabile.

Questa sentenza non solo annulla l’ordinanza di Magliano Romano, ma offre un monito a tutte le amministrazioni locali.

L’esercizio del potere contingibile e urgente non può essere un’azione automatica e impulsiva basata su segnalazioni sporadiche.
Richiede un’analisi ponderata, un’indagine approfondita e una proporzionalità tra la gravità del presunto disturbo e la limitazione imposta.

La tutela della quiete pubblica è un dovere imprescindibile, ma deve conciliarsi con il rispetto dei diritti di tutti, inclusi quelli degli operatori economici che contribuiscono alla vitalità del territorio.

L’episodio sottolinea l’importanza di bilanciare l’azione amministrativa con i principi di legalità, imparzialità e proporzionalità, garantendo un giusto processo decisionale che tenga conto di tutte le parti interessate.

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