Un’azione di mobilitazione diffusa e prolungata si intensifica nelle Marche, con un focus sulla richiesta di protezione internazionale per Silvia Severini, attivista italiana a bordo della flottiglia “Global Sumud”, e un chiaro segnale di solidarietà verso la popolazione palestinese.
L’azione, scaturita dalle recenti proteste che hanno visto il blocco temporaneo del porto di Ancona, si configura come una risposta a un contesto globale caratterizzato da crescenti tensioni e preoccupazioni per i diritti umani.
Il coordinamento “Marche per la Palestina”, in collaborazione con USB e collettivi sociali locali, ha indetto uno stato di agitazione permanente, traducendosi in un presidio fisso che si è insediato nella piazzetta del Crocifisso, nel quartiere Archi di Ancona.
Questo punto di convergenza mira a mantenere alta l’attenzione sulla situazione di Silvia Severini, la cui richiesta di protezione internazionale è al centro della disputa, e a sollecitare un intervento tempestivo da parte delle autorità competenti.
La mobilitazione non si limita ad Ancona.
Una serie di iniziative coordinate si sviluppano in diverse località regionali.
A Macerata, un presidio si terrà in Piazza della Libertà, mentre a Civitanova Marche, una campagna di sensibilizzazione attraverso il volantaggio si svolgerà lungo Corso Umberto I.
Ascoli Piceno vedrà un presidio serale davanti alla prefettura, simbolo dell’autorità statale a cui si rivolgono le richieste.
Oltre alle azioni di protesta statica, il calendario prevede un’azione simbolica e perturbante: una serie di “flash mob” ospedalieri, programmati per il 2 ottobre.
Questi interventi, previsti in diverse strutture sanitarie (Torrette, Salesi, Carlo Urbani, provinciale di Macerata, San Salvatore di Pesaro, Principe di Piemonte di Senigallia, Murri di Fermo, Santa Maria della Misericordia di Urbino), mirano a denunciare le conseguenze delle politiche internazionali e a richiamare l’attenzione sulla necessità di un’assistenza sanitaria globale, senza confini né discriminazioni.
L’azione, pur non mirando a interrompere le normali attività ospedaliere, intende generare un impatto emotivo e comunicativo significativo, focalizzandosi sulla fragilità umana e sulla vulnerabilità di fronte alle ingiustizie.
La scelta di concentrarsi su un caso specifico come quello di Silvia Severini serve a rendere tangibile una problematica più ampia, quella della protezione dei diritti umani e della necessità di garantire l’accesso alla giustizia per tutti.
L’azione congiunta di diverse realtà sociali ed un’ampia diffusione territoriale testimoniano un profondo senso di responsabilità civica e un impegno concreto a difendere i valori di solidarietà, giustizia e dignità umana.
L’agitazione permanente rappresenta quindi non solo una protesta, ma anche una forma di resistenza pacifica e un appello a un futuro più equo e compassionevole.