sabato 27 Settembre 2025
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Torino

Salone dell’Auto: Silenzio Assordante e Accuse Gravi

Un muto corteo di figure cremisi ha interrotto la solennità dell’apertura del Salone dell’Auto 2025 a Torino, un’azione performativa orchestrata dai ‘Red Rebels’ di Extinction Rebellion.

Piuttosto che manifesti o slogan, il silenzio è stato l’arma scelta per denunciare un sistema profondamente radicato in pratiche insostenibili, una dissonanza stridente nel contesto di una città come Torino, afflitta da un inquinamento atmosferico che miete un pesante tributo in vite umane ogni anno.
L’evento, concepito come vetrina dell’innovazione automobilistica, si è trasformato in un palcoscenico per una critica radicale del modello di mobilità dominante.
Extinction Rebellion non si limita a contestare l’impatto ambientale diretto dei veicoli esposti, ma estende la sua denuncia a un intreccio più ampio di responsabilità e profitti illeciti.
La presenza di aziende coinvolte nelle operazioni militari di Israele a Gaza e in Cisgiordania è stata esplicitamente richiamata, collegando la questione ambientale a un quadro geopolitico di sfruttamento e violenza.

L’azione dei Red Rebels non è una mera opposizione all’industria automobilistica, ma una riflessione critica sul concetto stesso di progresso e sviluppo.

Il Salone dell’Auto, percepito come una celebrazione di questo modello distorto, viene visto come un sintomo di un sistema che privilegia la crescita economica a breve termine a spese della salute del pianeta e del benessere sociale.

L’80% delle emissioni di ossidi di azoto e particolato, una statistica martellante, contrasta con il progressivo depauperamento dei fondi destinati al trasporto pubblico, un chiaro segnale di priorità sbagliate e di investimenti in infrastrutture obsolete e dannose.
La protesta si configura come una forma d’arte, una performance silenziosa volta a stimolare la riflessione e a interrompere l’inerzia della complice accettazione.
Non è solo una denuncia del presente, ma anche un invito a immaginare un futuro diverso, un futuro in cui la mobilità sia sinonimo di sostenibilità, equità e rispetto per l’ambiente.
Un futuro in cui la salute umana e la giustizia sociale prevalgono sulla logica del profitto e della distruzione.

L’assenza di parole amplifica il messaggio, lasciando spazio alla contemplazione e all’impegno personale, un invito a riscrivere le regole di un sistema che, silenziosamente, continua a minacciare il nostro futuro.

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