Dopo mesi di detenzione cautelare, Davide Lacerenza ha ottenuto la revoca dei domiciliari, segnando una svolta significativa nell’intricata vicenda giudiziaria che coinvolge anche Stefania Nobile, figlia della celebre Wanna Marchi.
La decisione, emessa dal giudice per le indagini preliminari di Milano, fa seguito all’istanza presentata dal suo avvocato, Liborio Cataliotti, e lo pone sotto l’obbligo di dimora nella stessa città.
L’inchiesta milanese, centrata sulla presunta attività illecita legata alla Gintoneria e al privé La Malmaison, aveva portato all’arresto di Lacerenza e Nobile lo scorso marzo.
Le accuse riguardano un presunto giro di prostituzione e spaccio di droga, sollevando interrogativi complessi sulla gestione delle attività commerciali e sui rapporti interpersonali all’interno del gruppo.
La revoca dei domiciliari per Lacerenza, a distanza di alcuni mesi dalla decisione analoga presa per Stefania Nobile, testimonia un mutamento nella valutazione del rischio di fuga o inquinamento probatorio da parte del giudice.
L’ottenimento di questa libertà, seppur condizionata, rappresenta una tappa importante nel percorso giudiziario che lo attende.
Per entrambi gli imputati, Davide Lacerenza e Stefania Nobile, è fissata per il 15 ottobre un’udienza cruciale.
In questa sede, la giudice Marta Pollicino dovrà valutare le richieste di patteggiamento avanzate a seguito delle indagini condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza.
Lacerenza propone una pena di 4 anni e 8 mesi, mentre Nobile ne richiede 3.
Parallelamente, sono previsti risarcimenti economici consistenti, quantificati in centinaia di migliaia di euro e corrispondenti al valore dei beni sequestrati, in particolare pregiate bottiglie di champagne e altri alcolici.
L’accettazione della richiesta di patteggiamento da parte del giudice aprirebbe la strada a un percorso meno gravoso per Lacerenza.
Considerato il periodo di detenzione già subito come misura cautelare, la pena da scontare si ridurrebbe significativamente, consentendogli di aspirare all’affidamento in prova ai servizi sociali.
Per Stefania Nobile, la condanna a 3 anni, unitamente alla possibilità di accedere ai lavori di pubblica utilità, potrebbe offrire una prospettiva di reinserimento sociale più agevole.
È importante sottolineare che questa vicenda si intreccia con il pregresso percorso giudiziario di Stefania Nobile, già condannata nel 2013 per associazione per delinquere e truffa, in relazione al controverso caso delle televendite che aveva scosso l’opinione pubblica anni prima.
La presente inchiesta aggiunge un ulteriore capitolo a una storia complessa, sollevando interrogativi sulla responsabilità individuale, la gestione delle attività commerciali e le conseguenze di scelte che hanno avuto ripercussioni legali e mediatiche di vasta portata.
La decisione del giudice per le indagini preliminari e, successivamente, quella del giudice che dovrà valutare i patteggiamenti, saranno decisive per determinare il futuro degli imputati e per fare luce sulle dinamiche che hanno portato all’apertura di questa delicata indagine.







