La Giornata Europea delle Lingue rappresenta un monito, un’occasione per riflettere su un’eredità inattesa: la mancata ratifica della Carta Europea delle Lingue Regionali o Minoritarie.
Da oltre due decenni, questo documento fondamentale, adottato a Strasburgo nel 1992, attende un’adesione formale che il nostro ordinamento giuridico ancora nega.
Numerose iniziative parlamentari, disegni di legge presentati con l’impegno di colleghi di diverse sensibilità politiche, si sono arenati, relegati a una fase preliminare di discussione parlamentare, come testimonia la battuta d’arresto del 2020.
L’auspicio espresso dalla senatrice Tatjana Rojc (Partito Democratico), in questa ricorrenza annuale, mira a riaccendere il dibattito e a sbloccare questa situazione apparentemente ineluttabile.
La senatrice annuncia l’intenzione di presentare una mozione specifica nel Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia, un segnale che si spera possa galvanizzare le istituzioni e la società civile.
Il Friuli Venezia Giulia, regione di straordinaria ricchezza culturale e linguistica, si trova in una posizione emblematica.
La coesistenza di lingue come lo sloveno, il friulano e il tedesco, lingue attive e vitali, rende imperativo un impegno concreto per la loro tutela.
La mancata ratifica della Carta rappresenta non solo una lacuna legislativa, ma anche un’ingiustizia nei confronti di queste comunità linguistiche che custodiscono un patrimonio inestimabile.
Le comunità linguistiche minoritarie non sono semplicemente custodi di tradizioni e dialetti; esse incarnano una diversità culturale che arricchisce l’intero tessuto nazionale.
In un’epoca dominata dall’omologazione culturale e dalla globalizzazione, queste realtà linguistiche agiscono da baluardi contro l’appiattimento identitario, preservando saperi, storie e modi di essere unici.
Il loro contributo è fondamentale per mantenere viva la memoria collettiva e per promuovere un pluralismo culturale autentico.
La ratifica della Carta Europea delle Lingue Regionali o Minoritarie non è quindi solo una questione di rispetto dei diritti delle minoranze, ma un imperativo per la salvaguardia dell’identità nazionale e per la promozione di una società più inclusiva e culturalmente ricca.
È un atto di responsabilità verso le generazioni future, un investimento nel futuro del nostro Paese.
La pressione della società civile, l’impegno dei rappresentanti istituzionali e la sensibilità dell’opinione pubblica sono elementi cruciali per superare l’inerzia e trasformare l’auspicio in realtà.






