Torino per Gaza: Corteo e Blocco aereo contro Leonardo

Un fiume di persone, stimato in diverse migliaia, si è riversato nel pomeriggio torinese, partendo da piazza Crispi per un corteo dedicato alla causa palestinese, diretto verso l’aeroporto Sandro Pertini di Caselle.
L’iniziativa, orchestrata dal coordinamento “Torino per Gaza”, si prefigge un’azione dirompente: raggiungere e, se possibile, interrompere le operazioni dello scalo aeroportuale, attraversando Borgaro e, simbolicamente, puntando a una sede piemontese di Leonardo, colosso dell’industria aerospaziale e della difesa.
L’energia del corteo, palpabile e vibrante, si manifesta attraverso un mosaico di simboli e messaggi.

Un bambino, il volto celato dalla tradizionale kefiah, brandisce un’imitazione di una fionda, evocando l’iconografia delle Intifada e rappresentando una generazione cresciuta sotto il peso del conflitto.
Un gruppo di ciclisti apre la marcia, seguito dal flusso principale dei manifestanti, che sventolano una grande bandiera palestinese e uno striscione provocatorio: “Fermiamo il Terzo Reich israeliano che ammazza i bambini e i giornalisti”.

Un altro cartello, lapidario, recita: “Blocchiamo tutto”.

Il coordinamento “Torino per Gaza” non si limita a rivendicazioni verbali.

L’azione proposta va oltre l’invio di aiuti umanitari, denunciando una responsabilità sistemica che affonda le radici nel commercio di armi e nella complicità economica.

L’obiettivo è smascherare, attraverso un’azione diretta, i meccanismi che alimentano il conflitto e che, a loro avviso, rendono complice l’Italia.
Il blocco dell’aeroporto di Torino Caselle, secondo gli organizzatori, rappresenta un atto simbolico di forte impatto, capace di arrecare un danno tangibile a un nodo cruciale della viabilità regionale e internazionale.

Al di là della dimensione economica, l’azione mira a interrompere una rotta: i voli diretti verso Tel Aviv, percepiti come corridoi per il transito di soldati impegnati in operazioni militari, e che, secondo il coordinamento, contribuiscono a perpetuare il conflitto.

Le azioni di queste settimane, sottolineano gli attivisti, hanno già dimostrato la concretezza del loro impegno: blocchi ferroviari a Porta Susa e Porta Nuova, interruzioni del traffico sulle tangenziali e autostrade, scioperi e manifestazioni.
Queste iniziative, a loro dire, rappresentano un segnale storico, un’espressione di resistenza senza precedenti.

La critica si concentra poi sulla figura di Leonardo, accusata di essere complice dell’industria bellica attraverso la produzione e l’assemblaggio di componenti per Eurofighter Typhoon, lo sviluppo di droni, sistemi di sorveglianza e tecnologie di cybersicurezza, destinati ad essere venduti e forniti a Israele.

Il blocco, quindi, non è un atto isolato, ma parte di una strategia più ampia volta a interrompere una catena di complicità che si estende dalla produzione militare all’economia globale.

La lotta, secondo gli organizzatori, si pone come imperativo morale e politico: “bloccare tutto” significa smantellare le fondamenta stesse di un sistema giudicato ingiusto e disumano.

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