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Port e Starboard: il ritorno delle orche e il mistero della predazione

Il ritorno di Port e Starboard, due maestose orche maschio, nelle acque di Mossel Bay, Sudafrica, ha riacceso l’attenzione della comunità scientifica e degli operatori del settore.
Due anni dopo l’ultimo avvistamento, la coppia ha ripreso la sua predatura specializzata, alimentando nuove ipotesi sulle loro complesse strategie migratorie e il loro impatto sull’ecosistema locale.

L’evento, segnalato inizialmente dagli esperti della Marine Dynamics, un team impegnato in attività di studio, conservazione e tutela dell’ambiente marino a Gansbaai, ha immediatamente coinvolto i ricercatori del Centro Studi Squali di Massa Marittima, già operativi nell’area.
La ripresa delle attività di caccia, documentata con riprese video, ha rivelato un attacco mirato a specie di squali diverse da quelle precedentemente prese di mira, in particolare squali bronzei (Carcharhinus brachyurus) e, possibilmente, squali sevengill (Notorynchus cepedianus), quest’ultimo particolarmente vulnerabile a causa della pesca eccessiva e dell’inquinamento.

La coppia di orche, già nota per l’eccezionale coordinazione dimostrata nell’attacco a un grande squalo bianco nel giugno del 2023, manifesta un comportamento predatorio altamente specializzato che solleva interrogativi fondamentali sulla loro intelligenza, capacità di apprendimento e adattamento ambientale.
L’episodio non è considerato casuale, bensì il risultato di una strategia complessa che include spostamenti selettivi e una profonda conoscenza delle risorse alimentari disponibili lungo la costa sudafricana.

Secondo il biologo marino Primo Micarelli, del Centro Studi Squali, il ritorno di Port e Starboard mette in luce la carenza di conoscenze riguardanti le rotte migratorie e le dinamiche sociali di questi predatori apicali.
Il loro comportamento, in particolare la diversificazione delle prede, rappresenta una potenziale minaccia per la stabilità dell’ecosistema.

La predazione selettiva, pur potendo sembrare mirata a ridurre la competizione, potrebbe innescare effetti a cascata imprevedibili sulla catena alimentare e sulla biodiversità locale.
Oltre alla necessità di approfondire le rotte migratorie, la ricerca futura dovrà concentrarsi sull’analisi del comportamento sociale delle orche, il loro sistema di comunicazione e la trasmissione di conoscenze tra individui.
È plausibile che Port e Starboard abbiano sviluppato tecniche di caccia innovative che vengono tramandate all’interno del loro gruppo, o che abbiano appreso a sfruttare le vulnerabilità di diverse specie di squali.
L’osservazione e lo studio di questi due esemplari rappresenta un’opportunità cruciale per comprendere meglio le complesse interazioni tra i predatori apicali e l’ambiente marino, e per sviluppare strategie di gestione più efficaci per la conservazione della biodiversità costiera.
Le nuove tecnologie di monitoraggio, come i sistemi di geolocalizzazione acustica e l’analisi dei campioni genetici, saranno fondamentali per svelare i segreti di Port e Starboard e per proteggere il fragile equilibrio dell’ecosistema sudafricano.

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