domenica 28 Settembre 2025
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Gaza, un faro di resilienza: fotografo palestinese vince a Siena.

Dalla polvere di una devastazione recente, emergono i volti.
Volti segnati da un trauma profondo, ma illuminati da una resilienza che sfida l’abisso: è l’immagine potente catturata da Ali Jadallah, fotografo palestinese pluripremiato, che si aggiudica nuovamente il Siena International Photo Awards 2025.
Un riconoscimento che conferma la sua abilità nel documentare, con sguardo acuto e commovente, la realtà di Gaza.

Lo scatto vincitore, realizzato a Deir al-Balah il 14 giugno 2024, ritrae le conseguenze di un attacco israeliano che ha cancellato la dimora della famiglia Abu Aisha.
Non è la prima volta che Jadallah porta alla luce il dolore e la sofferenza di Gaza: l’anno precedente aveva già ottenuto il premio con “Irreplaceable,” un’altra testimonianza cruda e inequivocabile.
La cerimonia di premiazione, svoltasi al Teatro dei Rinnovati di Siena, ha sancito non solo il trionfo di Jadallah, ma anche l’eccellenza di altri talenti internazionali.

Dennis Schmelz, fotografo tedesco, si è distinto nel Drone Photo Awards con “The Lone Horseman”, una composizione suggestiva che inquadra un cavaliere solitario in Cappadocia, avvolto nella malinconica bellezza dell’ora blu.

Un’immagine che eleva un momento ordinario a un’esperienza quasi trascendente.
Andrew Rovenko, fotografo ucraino, ha conquistato il Creative Photo Awards con “The Shuttle”, un’opera poetica concepita a Melbourne durante le restrizioni pandemiche, evocando un senso di isolamento e di speranza.

“The Shuttle” di Rovenko, in particolare, offre una riflessione sul potere dell’immaginazione umana di trascendere le limitazioni imposte dalla realtà fisica.

Gli organizzatori del concorso sottolineano come, durante i momenti di stasi globale imposti dalla pandemia, l’immaginazione di un bambino non ha conosciuto confini, trasformando la quotidianità in un terreno fertile per la creatività e la speranza.

Il premio a Jadallah, con la sua fotografia potente e diretta, si configura come un monito, un appello alla consapevolezza, un tributo alla forza dell’animo umano di fronte alla catastrofe.
Le immagini di Jadallah non sono semplici documentazioni, ma veri e propri atti di resistenza, testimonianze che resistono alla cancellazione, che raccontano una storia di dolore, perdita e, soprattutto, di una resilienza che si erge come faro nella notte.
Ogni scatto è un grido silenzioso, un’invocazione alla pace e alla giustizia.

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