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La Spezia dice no a Seafuture: 5000 in piazza per la pace

Sabato pomeriggio, La Spezia ha testimoniato una vibrante espressione di dissenso antimilitarista, con una partecipazione stimata in oltre cinquemila persone, un segnale tangibile della crescente preoccupazione per il ruolo della città nel panorama internazionale della difesa e delle tecnologie marine.

L’evento, promosso dal coordinamento Riconvertiamo Seafuture, ha visto convergere un mosaico eterogeneo di forze sociali: associazioni pacifiste radicate nel territorio, collettivi studenteschi portatori di nuove istanze, partiti di sinistra in cerca di un rinnovato impegno civile e, soprattutto, una massa di cittadini comuni provenienti non solo dallo stesso golfo spezzino, ma anche dalle regioni limitrofe, Toscana ed Emilia-Romagna, a riprova di una preoccupazione diffusa.

Il corteo, un fiume umano colorato da striscioni e bandiere, ha incrociato il cuore della città, dalla suggestiva Piazza Brin fino a giungere alla Piazza Chiodo, strategicamente scelta come punto di convergenza di fronte all’imponente ingresso dell’Arsenale Marittimo.

Proprio all’interno di quest’ultimo, lunedì, si aprirà la fiera Seafuture, un evento che, per il coordinamento Riconvertiamo Seafuture, incarna una visione incompatibile con i valori di pace, giustizia e sostenibilità.
La presenza massiccia di bandiere palestinesi ha simbolicamente sottolineato la solidarietà verso un popolo che lotta per la propria esistenza, elevando la manifestazione a un atto di protesta globale.
Il coordinamento ha esplicitato che l’iniziativa non rappresenta soltanto un gesto di supporto al popolo palestinese, ma anche una critica radicale alla trasformazione della Spezia in una città militarizzata, un hub per traffici bellici che soffoca il potenziale di sviluppo pacifico e la ricerca di prospettive di sostenibilità.

Si avverte una crescente consapevolezza che la Spezia, con il suo golfo strategicamente importante, possa e debba essere protagonista di un’alternativa concreta: un progetto di pace, un’esaltazione della fratellanza tra i popoli, un impegno concreto per la giustizia sociale, ecologica e climatica.
Questa visione, a dispetto delle logiche di mercato e degli interessi geopolitici, sembra incarnare il desiderio latente di una parte significativa della popolazione.
L’immagine evocativa di “siamo l’equipaggio di terra e l’autunno è appena iniziato” suggerisce un senso di radicamento nel territorio, una volontà di costruire un futuro alternativo, un impegno a lungo termine.
La decisione di alcuni manifestanti di installare tende in Piazza Chiodo, ribattezzata simbolicamente “Piazza Palestina Libera”, e di trascorrere la notte sul posto, rappresenta un atto di occupazione pacifica, una dichiarazione di intenti a non cedere di fronte alle dinamiche di potere consolidate.
Il coordinamento ha preannunciato nuove iniziative per i giorni a venire, segnando l’inizio di un percorso volto a promuovere una conversione dal militarismo alla pace, dalla competizione alla collaborazione, dalla distruzione alla rigenerazione.

L’intera vicenda pone un interrogativo cruciale: quale futuro vogliamo per La Spezia, per il suo golfo e per il mondo intero? La risposta, a quanto pare, risiede nella forza di una società civile attiva e consapevole, pronta a reclamare la propria voce e a costruire un futuro di pace e prosperità per tutti.

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