venerdì 17 Ottobre 2025
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Memoria e identità: Marzabotto, un monito per il futuro.

La memoria non è un mero dovere, ma un atto vitale, una linfa che nutre l’umanità e ne definisce l’identità.
È un impegno continuo a coltivare i valori che fondano la nostra convivenza, un sentiero tortuoso costellato di riflessioni e responsabilità.
Essa ci spinge a vigilare, a prevenire il ritorno di ombre oscure che minacciano la sacralità dei diritti fondamentali, a impedire che la sete di potere e le strategie di annientamento possano ancora calpestare la dignità intrinseca di ogni esistenza.

La storia, depositario di esperienze tanto dolorose quanto illuminanti, ci offre lezioni imprescindibili.

Un popolo che si sottrae alla sua interpretazione, che la ignora o la distorce, rinuncia alla propria autonomia, alla capacità di costruire un futuro consapevole.

La libertà e l’indipendenza, conquiste fragili e preziose, richiedono una difesa costante, animata da coerenza e rigore morale, al di là di ogni calcolo opportunistico.

Il territorio di Marzabotto e l’area del Monte Sole rappresentano una ferita indelebile nella coscienza nazionale.

In quei luoghi, dove la brutalità nazista raggiunse vette inaudite, la guerra si trasformò in una macchina indiscriminata di sterminio.
Da quel sangue innocente, versato con spietata ferocia, germinò la Repubblica, nutrì la Costituzione italiana e ispirò il progetto europeo.
La libertà che abbiamo ereditato, il riscatto del nostro popolo, sono intrinsecamente legati al sacrificio e al dolore di quei giorni tragici, quando donne, uomini, bambini e anziani furono vittime di una violenza inaudita.
Durante l’occupazione tedesca, l’Italia fu teatro di efferate stragi di civili, perpetrate da un esercito in piena decadenza e appoggiato da un fascismo ormai in frantumi, che si ergeva a paravento di un potere morente.

La carneficina di Marzabotto e del Monte Sole trascende la definizione di semplice eccidio: è un simbolo della profonda disumanità che può annidarsi nel cuore dell’uomo.
L’altare profanato della chiesa di Casaglia rimane una cicatrice indelebile, un monito contro l’oltraggio ai valori più profondi che regolano la coscienza umana.
L’incontro con il Presidente della Germania, Frank-Walter Steinmeier, testimonia un percorso di memoria che trascende la semplice commemorazione.

È un atto di riconoscimento, un impegno a ricostruire il bene comune, a superare l’odio con la riconciliazione e a confermare il ruolo cruciale dell’Europa, un continente che ha conosciuto la barbarie, come custode della pace e della democrazia nel mondo.

La memoria non è un peso del passato, ma una bussola per il futuro, un faro che illumina il cammino verso una convivenza più giusta e pacifica.

Essa è il fondamento di una vera e duratura identità.

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