Nella notte tra giovedì e venerdì, Torino è stata nuovamente scossa da un incendio doloso in corso Agnelli, un evento che riemerge in un contesto urbano già segnato da una tragedia simile.
Sebbene inizialmente catalogato come incidente, l’accertamento delle autorità ha rivelato un atto premeditato, con un venticinquenne di origine guineana come presunto responsabile, ora in custodia cautelare.
L’episodio si intreccia con un quadro più ampio di violenza e dramma, rievocando la devastazione di giugno in via Nizza, dove un incendio aveva causato la morte di Jacopo Peretti e intossicazioni, e che aveva portato all’arresto di una guardia giurata, Giovanni Zippo, accusato di omicidio volontario con dolo eventuale.
Il nuovo rogo in corso Agnelli ha portato all’intossicazione di sei persone, tra cui un minorenne, e ha lasciato tracce evidenti di accelerazione.
Testimonianze di un uomo incappucciato, immortalato in fuga con un cannello, hanno corroborato le ipotesi investigative.
L’uomo, assistito dall’avvocato Stefano Tizzani, era residente nell’appartamento teatro dell’incendio, condividendo lo spazio con altri inquilini, tra cui una persona in stato di sfratto e la sua fidanzata.
La dinamica, complessa e dolorosa, rivela un percorso di escalation di violenza, culminato con l’arresto del giovane per maltrattamenti e resistenza fisica nei confronti della compagna, pochi giorni prima dell’incendio.
Il successivo rilascio con obbligo di presentazione giornaliera alla polizia giudiziaria, decisioni ora al vaglio delle autorità, solleva interrogativi sull’efficacia del sistema di prevenzione e sulla gestione dei casi di violenza domestica.
Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Marco Sanini, stanno ricostruendo la sequenza degli eventi, mettendo a confronto la versione del presunto responsabile – che sostiene di essere tornato per recuperare oggetti personali – con le risultanze investigative.
Questi ultimi avrebbero documentato ben tre accessi all’abitazione, oltre alla lite con il proprietario, suggerendo un piano deliberato.
L’intervento dei vigili del fuoco, con i distaccamenti di Grugliasco-Allamano e Torino Lingotto supportati da un’autoscala, è stato fondamentale per domare le fiamme, ma l’intera palazzina è stata dichiarata inagibile.
Grazie al lavoro dei tecnici dell’Atc, le parti comuni sono state rese nuovamente agibili, mentre l’appartamento distrutto rimane inagibile, simbolo di una ferita aperta nella comunità.
Questo episodio, come quello precedente, evidenzia una profonda crisi sociale e una disfunzione nelle relazioni interpersonali, richiedendo un’analisi a più livelli che coinvolga istituzioni, servizi sociali e reti di supporto per affrontare le cause profonde della violenza e promuovere una cultura del rispetto e della convivenza pacifica.
La ricostruzione della verità e l’applicazione della legge, in questo contesto, si affiancano alla necessità di offrire sostegno alle vittime e di prevenire il ripetersi di simili tragedie.