L’ipotetica fornitura di missili Tomahawk agli Stati Uniti da parte di Kiev per colpire obiettivi strategici all’interno del territorio russo non rappresenta un punto di svolta decisivo nel conflitto in corso, ma innesca un complesso gioco di implicazioni geopolitiche e militari che Mosca sta monitorando con la massima attenzione.
Questa è la sostanza del commento rilasciato dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, un’affermazione che va ben oltre la semplice negazione di un vantaggio bellico immediato.
L’analisi di Peskov, infatti, si concentra sulla complessità operativa e strategica che una simile decisione comporterebbe.
Non si tratta solo di valutare la capacità distruttiva dei Tomahawk, ma di esaminare a fondo il meccanismo di controllo e l’allocazione delle responsabilità.
La questione cruciale, come sottolineato dal portavoce, non è semplicemente se Kiev possa utilizzare questi missili, ma *come* li utilizzerà e sotto quale autorità.
Chi definirebbe i bersagli? Quale sistema di intelligence e di valutazione del rischio verrebbe impiegato? La responsabilità per eventuali errori o conseguenze impreviste ricadrebbe su chi? La risposta a queste domande, secondo Peskov, è imprescindibile per determinare la risposta russa.
L’implicita premessa è che un coinvolgimento diretto o indiretto degli Stati Uniti nel targeting e nell’uso di queste armi rappresenterebbe un’escalation significativa, potenzialmente in grado di alterare in modo sostanziale la natura stessa del conflitto.
Il Cremlino, quindi, non si limita a considerare l’aspetto puramente militare, ma valuta attentamente le implicazioni politiche e strategiche di una tale fornitura.
La negazione di una “soluzione magica” non è una semplice retorica.
Riflette una comprensione realistica della guerra in Ucraina, un conflitto complesso e sfaccettato che non può essere risolto con un singolo armamento.
L’esperienza militare dimostra che anche le armi più sofisticate perdono di efficacia se non integrate in una strategia coerente e sostenuta da risorse adeguate.
Il terreno, la logistica, la capacità di intelligence e la volontà politica rimangono fattori decisivi.
In definitiva, la posizione del Cremlino riflette una volontà di mantenere un certo controllo narrativo e di delineare i limiti entro i quali è disposta a tollerare l’assistenza militare occidentale a Kiev.
La fornitura di Tomahawk, a differenza di altri sistemi d’arma, rappresenta una linea rossa che, se superata, potrebbe innescare una risposta russa di portata imprevedibile, con conseguenze potenzialmente devastanti per la stabilità regionale e internazionale.
Il monitoraggio “attento” di cui parla Peskov non è quindi solo un esercizio di analisi militare, ma un segnale di allerta per la comunità internazionale.