martedì 30 Settembre 2025
21.6 C
Rome

Edicola a Roma, un addio al profumo di carta e comunità.

L’edicola di Piazza Morosini, un baluardo di carta e comunità nel cuore del quartiere Prati, ha cessato la sua attività.

Un luogo intriso di storia, testimone silenzioso di un’epoca in cui il profumo dell’inchiostro fresco e la chiacchiera con il commerciante erano parte integrante della quotidianità romana.

Un tempo sfondo suggestivo di scene del celebre “Il Sorpasso”, con la Lancia di Gassman che sfrecciava accanto alla bicicletta di “Sor Lello”, fondatore di questa piccola istituzione.

Cesare Monti, romano doc, ne ha preso le redini nel 2000, a soli 21 anni, appena terminato il servizio militare.

Un’avventura imprenditoriale condivisa con la madre, Gigliola Vecchini, e la moglie Marina, un percorso segnato da sacrifici e dedizione.

La chiusura, annunciata con un piccolo festicciola in segno di commozione e gratitudine, sancisce un declino più ampio che affligge il settore dell’editoria e della piccola distribuzione.
La svolta, come spesso accade, è arrivata con la pandemia di Covid-19.
L’avvento degli abbonamenti digitali, con la loro offerta di accesso illimitato a un costo contenuto, ha eroso drasticamente il mercato tradizionale.

Il modello di business, già fragile, si è trovato sull’orlo del collasso.
“I clienti sono passati all’online,” spiega Cesare, “e le vendite non si sono mai più riprese.
“La vicenda dell’edicola di Piazza Morosini è emblematica di una profonda trasformazione economica e sociale.

Se un tempo era difficile trovare un’edicola disponibile per l’affitto, oggi la licenza è praticamente invenduta.

Il valore, crollato a 12.000 euro dai 300.000 euro degli anni 2000, non riesce ad attrarre investitori.

La chiusura di 25 edicole solo nel centro di Roma in un solo anno ne è la tragica conferma.
La pressione fiscale, con le tasse sul suolo pubblico, le assicurazioni, il commercialista, il sindacato, le utenze e la Tari, si è sommata al crollo delle vendite, rendendo l’attività economicamente insostenibile.

La signora Gigliola Vecchini ricorda con nostalgia gli anni d’oro, quando il lavoro consentì l’acquisto della casa di famiglia.

Il calo delle vendite di quotidiani, figurine e gadget per bambini, soppiantati dagli acquisti online, ha completato il quadro negativo.
L’iniziativa governativa di un contributo di 4.000 euro per le edicole aperte si rivela un palliativo inefficace: “Per ottenere 4.000 euro, devi spendere almeno 8.000,” commenta amaramente Cesare.
La chiusura rappresenta la perdita di un punto di riferimento per la comunità, un luogo di scambio e di relazione, un baluardo contro l’omologazione dell’offerta culturale, un piccolo ma prezioso tassello del tessuto sociale romano.

Per Cesare, significa anche la possibilità di recuperare tempo prezioso, ma lascia dietro di sé un vuoto e il rimpianto per un’epoca che non tornerà.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -