mercoledì 1 Ottobre 2025
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Occupano la scuola Picasso a Pomezia: studenti contro il degrado e per Gaza

Questa mattina, l’assemblea studentesca dell’Istituto Superiore “Pablo Picasso” di Pomezia ha manifestato la propria profonda preoccupazione attraverso un atto di occupazione dell’edificio scolastico.
L’azione, nata da un senso di frustrazione e urgenza, è una denuncia esplicita del progressivo e inaccettabile deterioramento delle infrastrutture scolastiche, che compromette seriamente la sicurezza, il benessere e, in ultima analisi, il diritto fondamentale allo studio degli studenti.
L’occupazione non è un evento isolato, ma l’apice di anni di mobilitazioni interne all’istituto, di appelli disattesi e di promesse governative rivelatesi vane, a livello comunale, provinciale e nazionale.
L’inerzia delle istituzioni, che continuano a destinare risorse significative a spese militari, in contrasto con gli investimenti necessari per la manutenzione e il miglioramento delle scuole, è percepita come una priorità distorta e inaccettabile.

La recente dichiarazione del Ministro Valditara, che individua la causa dei problemi scolastici nell’uso dei telefoni, viene interpretata come un tentativo di distogliere l’attenzione dalle vere criticità strutturali e organizzative che affliggono il sistema educativo.
Gli studenti descrivono la scuola come una “gabbia”, simbolo di un ambiente di apprendimento inadeguato e soffocante.
L’azione si colloca all’interno di un più ampio contesto di protesta studentesca, riallacciandosi allo sciopero generale del 22 settembre e integrandosi con le numerose occupazioni e manifestazioni che animano le scuole italiane in segno di solidarietà verso Gaza e a supporto della Flotilla, un movimento che mira a rompere l’assedio alla Striscia di Gaza.

Questa connessione sottolinea l’impegno degli studenti verso una prospettiva globale e un’attenzione ai diritti umani universali.
La mobilitazione non si limita a rivendicazioni interne all’istituto, ma si configura come un atto di responsabilità civica e una richiesta di profondo cambiamento nel sistema scolastico italiano.

Gli studenti non aspirano a soluzioni superficiali o a gesti simbolici, ma a una reale presa di responsabilità da parte delle istituzioni, che si traduca in investimenti mirati e in una revisione delle priorità nazionali.

L’occupazione rappresenta, inoltre, un atto di solidarietà internazionale nei confronti della Sumud Flotilla, un’iniziativa di resistenza pacifica che si oppone alla violazione dei diritti umani e all’oppressione perpetrate dallo Stato di Israele.

Gli studenti ritengono che l’istruzione debba formare cittadini consapevoli, critici e attivi, capaci di prendere posizione di fronte alle ingiustizie, senza limiti geografici o ideologici.

Credono che l’impegno civile debba essere un elemento costitutivo della formazione scolastica, preparando gli studenti a diventare agenti di cambiamento positivo nella società.
L’obiettivo ultimo è costruire un futuro in cui l’istruzione sia sinonimo di giustizia, equità e libertà.

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