Questa mattina, l’assemblea studentesca dell’Istituto Superiore “Pablo Picasso” di Pomezia ha manifestato la propria profonda preoccupazione attraverso un atto di occupazione dell’edificio scolastico.
L’azione, nata da un senso di frustrazione e urgenza, è una denuncia esplicita del progressivo e inaccettabile deterioramento delle infrastrutture scolastiche, che compromette seriamente la sicurezza, il benessere e, in ultima analisi, il diritto fondamentale allo studio degli studenti.
L’occupazione non è un evento isolato, ma l’apice di anni di mobilitazioni interne all’istituto, di appelli disattesi e di promesse governative rivelatesi vane, a livello comunale, provinciale e nazionale.
L’inerzia delle istituzioni, che continuano a destinare risorse significative a spese militari, in contrasto con gli investimenti necessari per la manutenzione e il miglioramento delle scuole, è percepita come una priorità distorta e inaccettabile.
La recente dichiarazione del Ministro Valditara, che individua la causa dei problemi scolastici nell’uso dei telefoni, viene interpretata come un tentativo di distogliere l’attenzione dalle vere criticità strutturali e organizzative che affliggono il sistema educativo.
Gli studenti descrivono la scuola come una “gabbia”, simbolo di un ambiente di apprendimento inadeguato e soffocante.
L’azione si colloca all’interno di un più ampio contesto di protesta studentesca, riallacciandosi allo sciopero generale del 22 settembre e integrandosi con le numerose occupazioni e manifestazioni che animano le scuole italiane in segno di solidarietà verso Gaza e a supporto della Flotilla, un movimento che mira a rompere l’assedio alla Striscia di Gaza.
Questa connessione sottolinea l’impegno degli studenti verso una prospettiva globale e un’attenzione ai diritti umani universali.
La mobilitazione non si limita a rivendicazioni interne all’istituto, ma si configura come un atto di responsabilità civica e una richiesta di profondo cambiamento nel sistema scolastico italiano.
Gli studenti non aspirano a soluzioni superficiali o a gesti simbolici, ma a una reale presa di responsabilità da parte delle istituzioni, che si traduca in investimenti mirati e in una revisione delle priorità nazionali.
L’occupazione rappresenta, inoltre, un atto di solidarietà internazionale nei confronti della Sumud Flotilla, un’iniziativa di resistenza pacifica che si oppone alla violazione dei diritti umani e all’oppressione perpetrate dallo Stato di Israele.
Gli studenti ritengono che l’istruzione debba formare cittadini consapevoli, critici e attivi, capaci di prendere posizione di fronte alle ingiustizie, senza limiti geografici o ideologici.
Credono che l’impegno civile debba essere un elemento costitutivo della formazione scolastica, preparando gli studenti a diventare agenti di cambiamento positivo nella società.
L’obiettivo ultimo è costruire un futuro in cui l’istruzione sia sinonimo di giustizia, equità e libertà.