Un’onda di sdegno e mobilitazione ha travolto Torino, con un corteo di protesta organizzato dal coordinamento “Torino per Gaza” che ha radunato oltre duemila persone.
La marcia, vibrante di rabbia e determinazione, si è inizialmente soffermata sotto la sede Rai in via Verdi, luogo simbolico della comunicazione nazionale, dove i manifestanti hanno espresso apertamente le loro critiche attraverso l’utilizzo di fumogeni rossi, un gesto volto a segnalare l’urgenza e la gravità della situazione umanitaria in corso.
Il corteo, animato da un profondo senso di giustizia e solidarietà verso il popolo palestinese, si è poi diretto verso Palazzo Nuovo, cuore amministrativo della città.
Qui, una delegazione studentesca, con passione e fervore, ha eretto un’occupazione simbolica, sventolando con orgoglio i colori della bandiera palestinese al ritmo di canti e slogan.
Lo striscione “Palazzo Nuovo occupato” si è affiancato a quello che proclama lo “Sciopero generale: dai porti alle università, blocchiamo il genocidio”, evidenziando l’ambizione di un’azione di protesta diffusa e capillare.
L’utilizzo dei fumogeni, non solo rossi, ma anche nei colori distintivi della bandiera palestinese – nero, bianco, rosso e verde – ha creato un’immagine potente e visivamente incisiva, amplificando il messaggio di dissenso e solidarietà.
Il corteo non si è limitato a una semplice manifestazione, ma si è configurato come un atto di disobbedienza civile, una presa di posizione netta contro le politiche che, a loro avviso, contribuiscono all’attuale crisi umanitaria.
L’evento riflette un crescente sentimento di indignazione nell’opinione pubblica, alimentato dalle immagini e dalle testimonianze che emergono dalla regione, e sottolinea la volontà di un’intera comunità di far sentire la propria voce a sostegno del popolo palestinese, rivendicando al contempo la necessità di un’azione internazionale più incisiva e di un’immediata cessazione delle ostilità.
La mobilitazione a Torino, quindi, rappresenta un tassello importante in un quadro più ampio di proteste globali, un grido di speranza e di giustizia che risuona forte nel panorama internazionale.