venerdì 3 Ottobre 2025
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Alloggi sociali: Tredici indagati per frode e irregolarità in Val d’Isarco

Un’indagine concausa tra l’Arma dei Carabinieri di Vipiteno e l’Ipes (Istituto per l’Edilizia Popolare) ha portato a luce una rete di irregolarità nell’erogazione di alloggi sociali nell’Alta Val d’Isarco, coinvolgendo tredici individui e sollevando interrogativi sulla gestione e sull’integrità del sistema di sostegno abitativo.
L’operazione, nata dall’analisi di un ampio database contenente i dati di 359 assegnatari Ipes, ha messo in luce una pratica di elusione delle normative che ha comportato una significativa perdita di risorse pubbliche.

La fase preliminare dell’indagine ha visto un’attenta scansione dei dati attraverso le banche dati delle forze dell’ordine, una procedura standard ma cruciale per identificare potenziali anomalie.

Successivamente, un esame minuzioso della documentazione presentata dai richiedenti ha svelato un quadro preoccupante di dichiarazioni inaccurate e omissioni strategiche.
Queste manipolazioni non si limitavano a semplici errori, ma presentavano elementi di pianificazione e intenzionalità, suggerendo un tentativo sistematico di ottenere benefici indebiti.

L’analisi ha rivelato come alcuni soggetti, pur possedendo proprietà immobiliari significative o percependo redditi superiori ai limiti stabiliti per l’accesso agli alloggi sociali, abbiano deliberatamente nascosto queste informazioni nelle loro dichiarazioni.
Questo comportamento non solo ha violato le normative vigenti, ma ha anche privato famiglie meritevoli dell’opportunità di accedere a un alloggio dignitoso.
Dieci persone sono state denunciate per falsità ideologica in atti pubblici, accusate di aver deliberatamente fornito dati falsi nelle domande di assegnazione e nei successivi aggiornamenti periodici, con un’evasione fiscale complessiva stimata in circa 120.000 euro.

Questa cifra, significativa, evidenzia l’impatto economico di queste pratiche illecite.
Due nuclei familiari, inoltre, sono stati ritenuti responsabili di indebita percezione di erogazioni pubbliche, con un danno diretto all’Ipes quantificato in 6.700 euro.

L’accusa di indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato sottolinea la gravità delle azioni perpetrate, che hanno leso non solo l’ente pubblico erogatore, ma l’intera collettività.

Il danno economico complessivo stimato per l’ente pubblico supera i 10.000 euro, una cifra che incide sul bilancio dell’Ipes e sulla capacità di fornire supporto abitativo a chi ne ha realmente bisogno.
L’indagine apre ora la strada a un iter volto al recupero delle somme illecitamente percepite, un processo complesso che richiederà l’impegno di diverse istituzioni e la collaborazione con gli uffici competenti.
L’episodio solleva interrogativi cruciali sulla necessità di rafforzare i controlli, migliorare i sistemi di verifica e promuovere una cultura della trasparenza e della responsabilità nella gestione delle risorse pubbliche destinate all’edilizia sociale.

La vicenda evidenzia, inoltre, la fragilità dei sistemi di welfare e la necessità di un monitoraggio costante per prevenire abusi e garantire l’equità nell’accesso ai servizi essenziali.

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