La persistente pioggia che ha flagellato Taranto nella tarda serata di ieri non ha placato l’impegno di “Taranto per la Palestina”, che ha promosso una vibrante manifestazione a sostegno della Global Sumud Flotilla e della resistenza palestinese.
L’evento, trascendentale per la comunità locale, si è configurato come un atto di profonda solidarietà politica, un segnale tangibile di risonanza con le voci che denunciano l’ingiustizia e la sofferenza nel territorio palestinese.
Il corteo, nato da Piazza Fontana, ha attraversato simbolicamente il Ponte di Pietra, un luogo storico e di passaggio, per poi convergere sulla stazione ferroviaria, punto nevralgico della città e meta di innumerevoli viaggi e partenze.
Questa scelta logistica non è stata casuale: ha voluto sottolineare la portata globale della questione palestinese e il desiderio di connessione con le comunità sparse nel mondo che condividono gli stessi ideali di giustizia e libertà.
L’organizzazione, attraverso i canali social, ha definito l’iniziativa come un “presidio spontaneo”, evidenziando la forza di un sentimento diffuso e la volontà di esprimere un sostegno incondizionato agli attivisti della Global Sumud Flotilla, che si sono trovati ad affrontare l’intercettazione delle loro imbarcazioni da parte delle forze israeliane.
Questo gesto, più che una protesta, si è configurato come un atto di disobbedienza civile, un rifiuto di accettare la violenza e l’oppressione come destinate a perpetuarsi.
Il messaggio veicolato durante la mobilitazione, racchiuso nello slogan “Dal fiume al mare, Palestina libera” e nello striscione “Stop al genocidio palestinese e alle guerre imperialiste.
Ora è sempre resistenza!”, ha incarnato una profonda critica non solo all’azione israeliana, ma anche alle dinamiche geopolitiche che alimentano il conflitto.
La richiesta di “resistenza” non deve essere interpretata in termini di violenza, ma come un appello alla perseveranza, alla resilienza e all’impegno costante per la ricerca di soluzioni pacifiche e durature, basate sul rispetto dei diritti umani e sull’autodeterminazione del popolo palestinese.
L’evento di Taranto si è quindi configurato come una tappa significativa in un percorso di consapevolezza e mobilitazione, un monito a non dimenticare la sofferenza altrui e a continuare a lottare per un futuro di pace e giustizia per tutti.