venerdì 3 Ottobre 2025
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Paupisi, Benevento: Doppio omicidio e follia, comunità sotto shock.

La comunità di Paupisi, un piccolo centro nel cuore del Beneventano, è profondamente scossa da un dramma che ha infranto la serenità di una vita tranquilla.

Salvatore Ocone, cinquantottenne con un passato di servizio ausiliario nell’Arma dei Carabinieri, ha commesso un gesto di inaudita violenza, spegnendo le vite della moglie Elisa Polcino e del terzogenito Cosimo, quindici anni.
La figlia secondogenita, diciassette anni, versa ancora in gravi condizioni al Neuromed di Pozzilli, testimone silenziosa di un’escalation di violenza che ha lasciato un’intera comunità sotto shock.

L’evento si colloca in un contesto di presunti disturbi mentali che avrebbero afflitto Ocone nel corso degli anni.

Un primo campanello d’allarme era suonato nel 2011, al tempo della nascita del figlio Cosimo.

L’uomo, in preda a un episodio acuto, si era recato in chiesa per poi denudarsi in pubblico, un gesto che comportò un trattamento sanitario obbligatorio.
Questa vicenda, resa pubblica durante una conferenza stampa tenuta in presenza del procuratore Gianfranco Scarfò, suggerisce una storia di sofferenze interiori e difficoltà nel gestire il proprio equilibrio psichico.
Nonostante la segnalazione del 2011 e, a quanto pare, una successiva assistenza da parte della struttura sanitaria dell’ASL di Benevento e un libero professionista, la tragedia si è consumata.
La dinamica precisa degli eventi che hanno portato all’omicidio rimane da chiarire, ma l’ammissione di colpa di Ocone getta una luce inquietante sulla sua condizione psichiatrica e sulla possibile inadeguatezza dei supporti ricevuti.
L’episodio solleva interrogativi urgenti sul sistema di tutela dei soggetti vulnerabili, sulla capacità di prevenzione e intervento precoce in casi di disturbi mentali, e sulla responsabilità collettiva di una comunità che, pur conoscendo le difficoltà di un suo membro, non è riuscita a scongiurare una tragedia di tale portata.
Il piccolo centro di Paupisi è ora chiamato a confrontarsi con un dolore profondo e a cercare risposte a domande scomode, nella speranza che questa immane perdita possa portare a un ripensamento dei modelli di cura e di assistenza psichiatrica, per evitare che simili drammi si ripetano.

L’attenzione si concentra ora sulla figlia ferita, la cui sopravvivenza rappresenta un fragile simbolo di speranza e una promessa di giustizia.

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