venerdì 3 Ottobre 2025
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Gran Sasso imbiancato: l’inverno è alle porte.

Una coltre immacolata ha avvolto il Gran Sasso, sigillando con un manto di neve la fine dell’autunno e l’inizio di un inverno che si preannuncia intenso.

La prima nevicata significativa, a differenza delle timide e sporadiche precipitazioni che avevano introdotto il cambiamento climatico stagionale, ha manifestato una forza e una diffusione inusuali.

L’evento, verificatosi durante la notte, ha interessato in maniera particolare l’altopiano di Campo Imperatore, cuore pulsante dell’area protetta, e si è propagato lungo i versanti montuosi, descrivendo un paesaggio a gradoni di bianco.
La linea isoterma zero, nei giorni precedenti situata a quote più elevate, si è abbassata drasticamente, consentendo alle precipitazioni nevose di estendersi fino a raggiungere i 1.500 metri, con una maggiore incidenza sui versanti orientali, esposti alle correnti fredde provenienti dall’Adriatico.
Il cambiamento riflette un’interazione complessa tra le dinamiche atmosferiche regionali e le caratteristiche orografiche del massiccio.
La conformazione del Gran Sasso, con le sue vette che superano i duemila metri, agisce come un vero e proprio acceleratore di precipitazioni, favorendo la formazione di nubi e l’accumulo di neve.

La presenza di correnti umide, originate dal mare Adriatico, ha fornito l’apporto di umidità necessario per alimentare questo fenomeno.

Le temperature, in concomitanza con l’evento nevoso, hanno puntato vertiginosamente verso il basso, superando la soglia dello zero anche di diversi gradi.

Questo abbassamento termico ha contribuito non solo alla trasformazione della pioggia in neve, ma anche all’accumulo di una spessa coltre bianca, che ha modificato radicalmente l’aspetto del paesaggio montano.

La nevicata, oltre al suo impatto visivo, ha importanti implicazioni ecologiche.
L’accumulo di neve funge da isolante, proteggendo la flora alpina dalle temperature rigide dell’inverno e contribuendo a mantenere l’umidità del suolo.

Questo, a sua volta, influenzerà la crescita della vegetazione nel corso della prossima primavera.
L’evento rappresenta un segnale importante per l’ecosistema montano e un indizio, seppur non univoco, delle tendenze climatiche a lungo termine, che continuano a influenzare la distribuzione delle precipitazioni nevose nell’Appennino.

La sua osservazione attenta e la comprensione dei meccanismi che la governano sono cruciali per la gestione sostenibile del territorio e la salvaguardia della sua biodiversità.

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