Con profonda angoscia e un senso di responsabilità civica, un gruppo di sessantacinque docenti dell’Istituto Superiore “Giuseppe e Quintino Sella” di Biella, ha condiviso una dichiarazione di condanna inequivocabile contro ogni manifestazione di oppressione sistematica, segregazione razziale e pulizia etnica.
La nostra vocazione, come educatori, è instillare nei giovani l’acume intellettuale necessario per decostruire la complessità del mondo, smascherando le sue disuguaglianze e le sue ingiustizie.
Questa missione imprescindibile ci impone di manifestare apertamente il nostro impegno quotidiano a favore di un futuro improntato alla pace, al rispetto dei diritti umani fondamentali e a una convivenza pacifica tra tutte le nazioni.
La situazione che affligge il popolo palestinese ci tocca nel profondo, risvegliando in noi un sentimento di solidarietà che non possiamo ignorare.
Non si tratta di un mero atto di compassione, ma di un imperativo morale che ci spinge a denunciare l’inaccettabilità di un conflitto perpetrato sulla pelle di civili innocenti.
Consideriamo essenziale sollecitare con urgenza le istituzioni nazionali e internazionali a intraprendere azioni diplomatiche e politiche decisive, finalizzate a interrompere l’attuale spirale di violenza che alimenta odio e disperazione.
La scuola, in quanto microcosmo della società, ha il dovere di essere un laboratorio di valori, un luogo dove si coltiva l’empatia e si promuove la comprensione reciproca.
Pertanto, auspichiamo un attivo coinvolgimento dell’intera comunità scolastica, studenti, genitori e personale amministrativo, in iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica e a testimoniare l’impegno dell’istruzione italiana nella difesa dei principi costituzionali e dei diritti universali che fondano la nostra umanità.
Oltre alla condanna del conflitto immediato, questa presa di posizione rappresenta un monito.
Un invito a riflettere sulle radici storiche e politiche che hanno portato a tale situazione, analizzando i meccanismi del potere, l’impatto delle narrazioni distorte e le conseguenze devastanti della disumanizzazione.
La scuola non può limitarsi a essere un osservatorio passivo, ma deve attivare processi di pensiero critico che stimolino gli studenti a diventare cittadini consapevoli, capaci di agire per un mondo più giusto ed equo.
Il silenzio, in questi contesti, è complice.
La nostra voce, anche se piccola, deve alzarsi per difendere la dignità umana e promuovere la speranza in un futuro di pace e riconciliazione.