Dario Sansone e il suo ensemble ripropongono a Napoli, sabato 25 ottobre al Teatro Trianon Viviani, “Na poesia e na jastemma”, un concerto teatrale che si configura come un’immersione emotiva nel cuore pulsante della città.
Più che un semplice spettacolo, si tratta di un’esplorazione profonda, un viaggio introspettivo intessuto di musica, parole, immagini e gesti che scava nelle complessità di un amore viscerale, doloroso e inestinguibile per Napoli.
Lontano da facili stereotipi, lo spettacolo si confronta con l’ambivalenza radicale di un territorio spesso ridotto a cliché, un Sud caricato di pregiudizi e rappresentato come porta d’accesso a un immaginario infernale.
Sansone, figura chiave nel panorama musicale napoletano grazie al progetto Foja, rifiuta questa lettura semplicistica, elevando la narrazione a un’indagine teologica laica.
Napoli non è solo un luogo geografico, ma una dimensione spirituale, una manifestazione divina tangibile nella sua bellezza decadente, nella sua vitalità contrastante, nella sua capacità di accogliere e rigettare al contempo.
Il concerto-spettacolo si articola attorno al tema del legame primordiale, quello che unisce un individuo alla sua terra natale.
Un rapporto complesso, fatto di amore incondizionato, ma anche di frustrazioni, delusioni e ferite profonde.
Napoli si presenta come madre protettiva, amante passionale, amica fedele e sorella confidente, ma anche come forza ineluttabile capace di tradire le aspettative e di mettere a dura prova l’equilibrio emotivo.
“Na poesia e na jastemma” – un titolo che racchiude in sé l’essenza stessa della performance, oscillando tra l’elevazione lirica e l’esclamazione blasfema – trascende i confini di un semplice concerto, abbracciando la teatralità e la forza evocativa della poesia.
La musica di Sansone, un caleidoscopio di influenze che spaziano dal rock al folk, dall’elettronica alla tradizione popolare, diventa colonna sonora di un viaggio interiore, una ricerca incessante del proprio posto nel mondo.
Il viaggio, però, non ha una meta definita.
Al contrario, si rivela un processo continuo, un ritorno perpetuo al punto di partenza, a quel sentimento primordiale di scoperta e di appartenenza che risiede nell’innamoramento iniziale.
È un ciclo ininterrotto di abbandono e ritorno, di speranza e disillusione, che testimonia la profonda resilienza dell’animo umano e la sua inestinguibile sete di significato.
Lo spettacolo, dunque, non offre risposte definitive, ma invita il pubblico a confrontarsi con la propria vulnerabilità, a interrogarsi sul senso del proprio legame con la terra e con la propria identità.
Le prevendite sono attive su www.teatrotrianon.
org.