La recente convocazione della giunta regionale, presieduta dal governatore Renato Schifani, si è trasformata in un banco di prova per la tenuta della maggioranza di governo e per le dinamiche interne al partito Fratelli d’Italia.
L’agenda, incentrata su delicate nomine sanitarie e altre delibere strategiche, ha visto l’assenza significativa di tre assessori FdI, un segnale di dissenso che solleva interrogativi sulla coesione della squadra di governo.
Il cuore della disputa risiede nella figura di Salvatore Iacolino, attualmente a capo del dipartimento per la pianificazione strategica dell’assessorato alla Sanità, una posizione cruciale per la definizione delle politiche sanitarie regionali e l’allocazione di risorse finanziarie ingenti.
Fratelli d’Italia, forte della sua posizione di rilievo all’interno della coalizione, aveva espresso apertamente la volontà di non confermare Iacolino, proponendo come alternativa Mario La Rocca, stimato direttore del dipartimento Beni Culturali.
La presenza fisica in giunta è stata limitata all’assessore Francesco Scarpinato, incaricato dei Beni Culturali, il quale ha partecipato attivamente fino al momento cruciale della discussione sulle nomine sanitarie.
Scarpinato ha formalmente presentato una relazione dettagliata, esplicitando le ragioni della contrarietà di Fratelli d’Italia alla riconferma di Iacolino e, successivamente, si è sottratto alla votazione, abbandonando la riunione.
A corredo della sua posizione, è stata diffusa una comunicazione scritta da parte di La Rocca, che preannunciava le sue dimissioni dalla direzione dei Beni Culturali in caso di sua nomina al dipartimento della pianificazione strategica sanitaria.
La vicenda è stata ulteriormente complicata da un’istruttoria interna condotta dagli uffici regionali riguardante la figura di Mario La Rocca, che ha fatto emergere potenziali conflitti di interessi.
Secondo le informazioni trapelate, alcuni familiari di La Rocca sarebbero coinvolti in attività economiche nel settore sanitario, una circostanza che solleva dubbi sulla sua idoneità a ricoprire un ruolo di responsabilità in un dipartimento che gestisce un budget di oltre 315 milioni di euro, destinato in particolare all’accreditamento di strutture private.
Questo aspetto, unito alla necessità per i dirigenti di rispettare i termini di preavviso di sei mesi in caso di dimissioni, complica ulteriormente il quadro e pone interrogativi sulla correttezza delle procedure e sull’opportunità di procedere con la nomina.
La situazione evidenzia non solo le tensioni interne alla maggioranza governativa, ma anche la complessità della gestione di un apparato regionale dove interessi economici e relazioni familiari possono influenzare decisioni di portata strategica.
Il caso Iacolino/La Rocca rischia di diventare un precedente che solleverà un dibattito più ampio sulla trasparenza, l’imparzialità e la responsabilità nell’amministrazione pubblica regionale.