venerdì 3 Ottobre 2025
14.4 C
Comune di Bari

Don Nicola D’Onghia: Archiviate le indagini, il caso Chiarappa al processo

La vicenda che coinvolge don Nicola D’Onghia, sacerdote di 54 anni, ha portato alla conclusione delle indagini da parte della Procura di Bari, innescando un dibattito complesso che intreccia responsabilità penali, implicazioni etiche e il ruolo della fede all’interno della società.
L’inchiesta, scaturita da un tragico incidente stradale avvenuto il 2 aprile lungo la statale 172 tra Turi e Putignano, ha portato alla morte di Fabiana Chiarappa, giovane soccorritrice del 118 di 32 anni, la cui professionalità e dedizione alla comunità erano ampiamente riconosciute.

Secondo l’accusa, D’Onghia, alla guida della sua Fiat Bravo, non avrebbe mantenuto una velocità adeguata alle condizioni del traffico e, in un lasso di tempo immediatamente precedente all’impatto, avrebbe manifestato una momentanea distrazione dovuta all’uso del telefono cellulare.

La ricostruzione dell’evento, supportata da perizie tecniche e testimonianze, indica che la Chiarappa, a seguito di una precedente perdita di controllo del suo motociclo Suzuki, si trovava ancora sull’asfalto, intenta a rialzarsi, quando è stata tragicamente investita.

Il quadro si complica ulteriormente con la condotta successiva all’incidente.

L’inchiesta ha rivelato che il sacerdote, anziché prestare soccorso alla vittima, si sarebbe allontanato dal luogo dell’evento, trascorrendo circa 45 minuti in una stazione di servizio adiacente prima di rientrare nel proprio domicilio.
La versione fornita agli inquirenti, caratterizzata da una giustificazione che attribuisce il sinistro a un presunto rumore proveniente dal pianale dell’auto, suggerendo un impatto con un masso, è stata oggetto di profondo scrutinio e ha sollevato dubbi sulla veridicità delle sue affermazioni.

La vicenda ha scatenato un’ondata di sconcerto e dolore nella comunità barese, mettendo in discussione il ruolo e la responsabilità dei rappresentanti religiosi all’interno della società.

Il caso, al di là delle implicazioni legali, si configura come una profonda ferita alla fiducia e alla percezione della sacralità del sacerdozio.
Don Nicola D’Onghia è attualmente assistito dagli avvocati Federico Straziota e Vita Mansueto e si trova sotto obbligo di dimora nel comune di Noci.

In precedenza era stato arrestato e aveva scontato un periodo di detenzione domiciliare, in attesa di ulteriori sviluppi giudiziari.
La vicenda solleva interrogativi cruciali sulla necessità di una riflessione più ampia riguardo alla responsabilità individuale, al dovere di soccorso e al rispetto delle leggi, anche da parte di coloro che rivestono cariche di particolare importanza etica e sociale.
L’attenzione ora è rivolta al processo e alla ricerca della verità, affinché possa essere fatta giustizia e onorata la memoria di Fabiana Chiarappa.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -