Nel cuore del territorio foggiano, un’iniziativa straordinaria tesse fili di speranza e inclusione, intrecciando competenze, culture e storie individuali attorno alla tradizione delle “calze dei morti”.
Un laboratorio artigianale, ospitato nel centro sociale polivalente di Orta Nova, gestito dalla cooperativa SocialService, accoglie un gruppo eterogeneo di giovani con disabilità provenienti dai cinque siti reali della provincia, un’area ricca di testimonianze storiche e archeologiche.
Quest’anno, l’esperienza si arricchisce ulteriormente con la partecipazione di donne migranti, integrate nel progetto Sai (Sistema di accoglienza e integrazione), promosso congiuntamente dai comuni di Cerignola e Stornarella e supportato dalla cooperativa Medtraining. Questa sinergia tra realtà locali e interventi di accoglienza crea un ponte prezioso, favorendo il dialogo interculturale e lo scambio di conoscenze.
Ogni mercoledì mattina, il laboratorio si trasforma in un crogiolo di umanità, dove il ritmo dell’ago e del filo accompagna conversazioni e sorrisi.
L’attività non si limita alla semplice creazione delle calze, tradizionalmente riempite di dolci o carbone per la notte tra il primo e il 2 novembre, ma si configura come un vero e proprio strumento di socializzazione e di crescita personale.
“Cucire insieme non significa solo creare un oggetto, ma costruire relazioni, abbattere barriere e rafforzare il senso di comunità,” afferma Michele Visconti, coordinatore del centro.
L’entusiasmo dei ragazzi è palpabile: la macchina da cucire, prima strumento inespresso, ora diventa un simbolo di autonomia e di possibilità.
Ogni nuovo arrivato è accolto con gioia, amplificando il senso di appartenenza e la condivisione di esperienze.
Le calze realizzate vengono poi offerte in vendita ad offerta libera, generando un’importante fonte di autofinanziamento per il centro.
Questo ricavato, reinvestito nelle attività del centro, contribuisce a sostenere e ampliare l’offerta formativa e di supporto dedicata ai comuni dei Cinque Reali Siti, un’area geografica e storica che necessita di particolare attenzione e di un forte investimento in inclusione sociale.
L’iniziativa si configura quindi come un modello virtuoso, capace di coniugare la salvaguardia delle tradizioni locali con l’innovazione sociale e la promozione di un futuro più equo e inclusivo per tutti.