La nona edizione del Premio nazionale eno-letterario Vermentino ha incoronato Cristina Caboni con il suo romanzo “La ragazza senza radici”, un’opera che incrocia il racconto intimo di una vicenda umana con la potenza simbolica del mondo vitivinicolo sardo.
La cerimonia di premiazione, animata dalla maestria di Neri Marcorè, ha trasformato il Museo Archeologico di Olbia in un palcoscenico di emozioni e riflessioni, celebrando la letteratura come ponte tra culture e territori.
“La ragazza senza radici” non è semplicemente un romanzo, ma una riflessione stratificata sull’identità, la memoria e la ricerca di appartenenza.
Caboni, attraverso una scrittura evocativa, intreccia il dramma di una donna alla ricerca delle proprie origini con le pratiche ancestrali legate alla cura della vite, elementi che si rivelano metafore potenti del processo di radicamento e crescita personale.
Il vino, in questo contesto, non è solo prodotto agricolo, ma distillato di storia, tradizione e fatica, capace di restituire un senso di continuità e di rivelare verità nascoste.
La presidente della giuria tecnica, Maria Amelia Lai, ha sottolineato come il romanzo vincitore abbia saputo interpretare lo spirito del Vermentino, un vino che racchiude in sé la complessità e la ricchezza di un territorio.
Il premio, da sempre un riconoscimento di prestigio, ha confermato la sua vocazione a valorizzare opere che sappiano coniugare qualità letteraria e profondità contenutistica.
L’evento, orchestrato dalla figura carismatica di Neri Marcorè, ha visto un’apertura con un dialogo conviviale che ha coinvolto figure istituzionali chiave, testimoniando l’importanza del premio per l’economia e la cultura del territorio.
La cerimonia ha proseguito con l’assegnazione di Menzioni Speciali, che hanno premiato opere di notevole spessore, come “DOCG: di origine criminale garantita” di Enrico Beccastrini e “Volevo sognarmi lontana” di Clizia Fornasier, esaltando l’originalità dei loro approcci narrativi.
Il premio “Territorio”, assegnato ex aequo a Ludovica Elder e Franco Faggiani, ha riconosciuto la capacità di questi autori nel raccontare il legame profondo tra letteratura e territorio, esaltandone le peculiarità e le tradizioni.
Una novità significativa di questa edizione è stata l’introduzione del Premio Narrativa Straniera, che ha premiato l’opera “Intrecci di vite.
Elogio della caparbietà dei vignaioli” di Laure Gasparotto, un tributo commovente al lavoro e alla passione dei vignaioli francesi, scritti in collaborazione con Alain Graillot, la cui scomparsa ha lasciato un vuoto nel mondo del vino e della letteratura.
Il premio, in questa sua veste rinnovata, si apre a un dialogo interculturale, celebrando la letteratura come strumento di comprensione e di connessione tra popoli e culture diverse.