Un atto di protesta, per quanto bizzarro e potenzialmente intimidatorio, ha scosso la quiete di Terni sabato sera.
 Un manichino, riproducente fedelmente il volto del sindaco Stefano Bandecchi, è stato trovato appeso a testa in giù di fronte al Palazzo Comunale.
 La scena, immediatamente ripresa e diffusa sui social media, ha destato sconcerto e preoccupazione, generando un’ondata di commenti e speculazioni.
Le forze dell’ordine, intervenute tempestivamente, hanno proceduto al sequestro del manufatto, avviando un’indagine volta a identificare gli autori dell’azione.
 L’analisi delle immagini di videosorveglianza e la raccolta di testimonianze sono al centro delle verifiche, con l’obiettivo di accertare la natura precisa del gesto e le intenzioni di chi lo ha compiuto.
Un elemento particolarmente significativo emerso dall’ispezione del fantoccio è la presenza di un foglietto contenente un frammento testuale tratto da un brano musicale dei 99 Posse e Banda Bassotti, collettivo noto per i suoi testi spesso impegnati e di forte critica sociale.
 La scelta di questo particolare riferimento letterario suggerisce una volontà di comunicare un messaggio preciso, legato a tematiche di denuncia e contestazione.
L’episodio solleva interrogativi complessi riguardanti i limiti dell’espressione artistica e della protesta, il diritto alla critica politica e la sottile linea che separa la dissidenza legittima da forme di azione che possono essere interpretate come minacce o intimidazioni nei confronti di un rappresentante istituzionale.
Al di là della singola azione, l’evento riflette un clima di crescente polarizzazione e di forte dissenso nei confronti delle decisioni prese dall’amministrazione comunale.
 La rabbia e la frustrazione di una parte della cittadinanza, palpabili in questo gesto simbolico, meritano di essere ascoltate e affrontate con responsabilità, promuovendo un dialogo costruttivo e trasparente tra istituzioni e cittadini.
 La vicenda, pur nella sua singolarità, diventa quindi un campanello d’allarme, invitando a riflettere sulle dinamiche del potere, sulla libertà di espressione e sulla necessità di un confronto aperto e rispettoso all’interno della comunità ternina.
 L’indagine è in corso per chiarire se si tratti di un atto isolato o parte di una strategia più ampia e, soprattutto, per accertare se il gesto sia riconducibile a gruppi organizzati o a singoli individui mossi da motivazioni personali.



 
                                    


