domenica 5 Ottobre 2025
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Trieste

Trieste e il Trieste: un tributo all’audace esplorazione oceanica.

Il tributo alla tenacia e all’audacia dell’esplorazione oceanica si è concretizzato oggi a Trieste con l’inaugurazione di una riproduzione fedele, in scala 1:1, del Batiscafo Trieste.
L’installazione, eretta in Piazza Unità d’Italia, ha dimostrato la sua robustezza fronteggiando le sfide imposte dalla Bora, vento impetuoso che ha soffiato con raffiche a 100 km/h, accompagnato da una pioggia intensa, sottolineando la sua capacità di incarnare lo spirito di resilienza che caratterizzò l’originale.
Il Batiscafo Trieste, più che un mezzo tecnologico, fu un’incarnazione dell’ambizione umana di trascendere i limiti imposti dal nostro pianeta.

Il suo viaggio iniziò nel 1953, quando, sotto il comando di Auguste Piccard e del figlio Jacques, raggiunse la profondità di 3.150 metri nella fossa del Tirreno, al largo di Ponza.
Questa prima impresa pose le basi per un’audace sfida: raggiungere le profondità inesplorate degli abissi oceanici.

Solo sette anni dopo, nel 1960, il Batiscafo raggiunse l’apice della sua impresa, toccando il punto più remoto dei mari del mondo: la Fossa delle Marianne, a una vertiginosa profondità di 10.916 metri.

A bordo, Jacques Piccard e il militare della Us Navy, Don Walsh, divennero gli artefici di un record che ridefinì i confini dell’esplorazione umana.
Oggi, i resti del leggendario batiscafo sono custoditi nel Museo Navale di Washington, mentre questa replica, frutto dell’ingegno e della maestria dell’azienda bergamasca M23, intende riaccendere il legame tra il mezzo e la città che lo accolse.

Il progetto è destinato a trovare la sua collocazione definitiva nel Museo della Guerra per la Pace Diego de Henriquez, a Trieste, testimoniando un percorso di trasformazione da conflitto a dialogo.

La nascita del Batiscafo Trieste non fu frutto esclusivo dell’ingegno dei Piccard.

Un ruolo cruciale fu svolto da Diego de Henriquez, collezionista e visionario, che seppe intuire il potenziale dell’iniziativa e persuase Auguste Piccard a scegliere Trieste come base operativa.
La costruzione del mezzo coinvolse un complesso network di competenze industriali: i Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Trieste e Monfalcone si occuparono della struttura generale, mentre la cabina pressurizzata fu forgiata nelle Acciaierie Terni e saldata nei cantieri navali di Castellammare di Stabia, vicino Napoli.
Per raccontare questa straordinaria avventura, il regista Massimiliano Finazzer Flory ha realizzato il documentario “Operazione Batiscafo Trieste”, una co-produzione tra il Comune di Trieste e MovieeTheatre.
Il film, arricchito da interviste esclusive, include il racconto di Bertrand Piccard, figlio di Jacques, che in un’intervista a Losanna ha sottolineato l’importanza del legame tra la sua famiglia e Diego de Henriquez: “La storia della mia famiglia non sarebbe stata la stessa senza Diego de Henriquez, me ne parlava mio padre: tutto è nato dall’incontro tra Diego de Henriquez e mio padre e dall’invito di raggiungerlo a Trieste.
” Il documentario promette di svelare non solo le sfide tecniche e scientifiche affrontate, ma anche il profondo impatto umano e culturale di un’impresa che ha segnato la storia dell’esplorazione oceanica.

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