lunedì 6 Ottobre 2025
9.2 C
Trieste

Censura e colonialismo: quando l’Italia soffocò un film scomodo

Un’ombra sul Ventennio: Quando l’Italia Censurò una Storia dal Passato ColonialeIl libro di Antonio Caiazza, “Una storia scomoda”, svela un episodio sorprendente e poco noto della storia italiana, una vicenda che sfida il mito di un’Italia sempre pia e benevola.

Il giornalista, scavando in archivi e documenti, ha portato alla luce una censura inaspettata: non opera dell’Albania di Enver Hoxha, ma dell’Italia stessa, volta a soffocare la realizzazione di un film che avrebbe messo in discussione la narrazione ufficiale del colonialismo.

La storia ruota attorno al progetto di un lungometraggio tratto dal romanzo “Il generale dell’armata morta” dello scrittore albanese Ismail Kadare.
Il film, con un cast stellare che includeva Marcello Mastroianni, Michel Piccoli e Anouk Aimée, diretto dal talentuoso Luciano Tovoli, doveva rappresentare la missione militare italiana degli anni ’50 in Albania, un’operazione complessa volta a recuperare le salme dei soldati caduti durante i conflitti con l’esercito greco e i partigiani albanesi.

Un’operazione, come il libro e il futuro film avrebbero rivelato, non esente da violenze e atrocità commesse dal Battaglione Azzurro, guidato dal colonnello Z.
Nonostante l’entusiasmo e la preparazione iniziale – riprese programmate tra il 1980 e il 1982, fondi francesi disponibili – il progetto si arenò in un mare di ostacoli apparentemente burocratici.
Mancavano camionette, autorizzazioni, timbri, risposte.

Tuttavia, Caiazza ha smascherato la verità: dietro la patina della burocrazia albanese si celava una deliberata azione di pressione esercitata dal governo italiano sugli albanesi e sui finanziatori francesi.
Roma, per ragioni legate alla sua immagine pubblica, voleva evitare che una produzione cinematografica mettesse in luce le macchie sul suo passato coloniale.
Questo episodio si inserisce in un contesto storico più ampio.
L’Italia, nonostante le ricerche di giornalisti come Angelo Del Boca che avevano già smontato il mito della “gente brava”, era restia a confrontarsi apertamente con le proprie responsabilità nel mondo coloniale.

L’episodio, inoltre, si collega a precedenti tentativi di rappresentare la realtà storica in modo critico, come nel caso del film “Il leone del deserto” sulla Libia, che faticò a raggiungere il pubblico italiano per decenni.

Similmente, nel 1953, due sceneggiatori furono incarcerati per aver ironizzato sul ruolo e sulla retorica bellica delle truppe italiane in Grecia.
Luciano Tovoli, con una straordinaria tenacia, riuscì a realizzare il film, spostando la location in Abruzzo.

L’opera fu accolta con successo in Francia nel 1983, ma in Italia dovette attendere il 1985, quando venne trasmessa da Rai Due, segnando di fatto la sua impossibilità di raggiungere il grande schermo.
Curiosamente, l’Albania ha potuto vedere il film solo nel 2023, a distanza di oltre quarant’anni dall’inizio del progetto.

“Una storia scomoda” è un’indagine penetrante che mette in luce una pagina oscura della storia italiana, un monito contro la censura e un tributo alla perseveranza di chi, come Tovoli, ha avuto il coraggio di raccontare la verità, anche quando questa andava controcorrente e metteva a rischio la narrazione ufficiale.
Il libro invita a una riflessione profonda sul passato coloniale italiano e sulla necessità di un confronto onesto con le proprie responsabilità storiche, senza filtri o miti consolatori.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -