L’ombra lunga del caso Unabomber, un intreccio di violenza e mistero che ha segnato il Nord Est italiano per oltre un decennio, potrebbe presto dissolversi, seppur parzialmente, grazie a una cruciale perizia genetica.
La Gip Flavia Mangiante del Tribunale di Trieste attende, dopo ripetuti rinvii, il documento che potrebbe finalmente proiettare luce sull’identità dell’autore di una serie di attentati dinamitardi, perpetrati tra il 1994 e il 1996, e ripresi tra il 2000 e il 2006, lasciando dietro di sé un solco di paura e dolore.
Il team di periti, nominato dal gip Luigi Dainotti il 13 marzo 2023, si appresta a condividere i risultati preliminari dell’analisi del DNA estratto da dieci reperti, meticolosamente conservati nonostante la successiva archiviazione dei fascicoli giudiziari.
L’incontro, in modalità telematica, vedrà la presenza dei colleghi dell’accusa e degli avvocati difensori, al fine di una condivisione completa delle procedure e dei dati emersi.
Le indagini si concentrano su due obiettivi primari: l’isolamento del profilo genetico dell’Unabomber e, qualora possibile, la sua correlazione con un identità specifica, attraverso la ricerca di corrispondenze in banche dati o archivi genetici.
L’operazione è particolarmente delicata e complessa.
La difficoltà risiede non solo nella scarsa qualità del materiale genetico, degradato dal tempo e dalle condizioni ambientali in cui è stato rinvenuto, ma anche nelle implicazioni che un risultato positivo avrebbe sul panorama giudiziario e sociale.
La presenza di periti nominati sia dall’accusa che dalla difesa sottolinea l’importanza della massima trasparenza e della verifica indipendente dei risultati.
Il protrarsi dell’indagine, condizionato da complesse procedure tecniche e ostacoli burocratici, ha tragicamente portato alla prescrizione dei reati per la maggior parte degli attentati, lasciando un unico episodio, quello del 6 maggio 2006 a Porto Santa Margherita, ancora perseguibile penalmente.
In quell’occasione, un ordigno artigianale, abilmente occultato in una bottiglia, ferì gravemente un giovane infermiere, un evento che cristallizzò l’angoscia e l’incertezza che gravavano sulla comunità.
L’imminente divulgazione della perizia solleva interrogativi etici e procedurali.
La possibilità di identificare l’autore delle stragi potrebbe riaprire vecchie ferite e generare nuove polemiche, mettendo a dura prova il sistema giudiziario e la memoria collettiva.
Al contempo, la speranza di fare luce su uno dei casi più oscuri della cronaca italiana rappresenta un imperativo morale e una promessa di giustizia per le vittime e i loro familiari, ancora in attesa di risposte dopo decenni di incertezza.
Il caso Unabomber, dunque, si appresta a compiere un nuovo, cruciale capitolo, un momento di verità che potrebbe riscrivere la storia di una stagione di violenza e paura.








