lunedì 6 Ottobre 2025
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Catella, Procura in Cassazione: focus sulla corruzione ambientale

La Procura di Milano ha impugnato in Cassazione la recente sentenza del Riesame che ha disposto la revoca degli arresti domiciliari di Manfredi Catella, amministratore delegato di Coima e figura centrale nell’ampia indagine che coinvolge dinamiche urbanistiche complesse.

Il ricorso, presentato dai pubblici ministeri Carlo Petruzzella, Laura Filippini e Roberto Clerici, coordinati dall’aggiunta diretta di Tiziana Sicilano, contesta la decisione del Riesame, ritenendola palesemente carente di logica e fondata su una valutazione insufficiente di elementi probatori cruciali.
L’atto di impugnazione non si limita a contestare la mera interpretazione delle prove, ma solleva un interrogativo di portata ben più ampia: la natura stessa delle dinamiche che hanno permeato la Commissione paesaggio.
I pm argomentano che l’indagine non debba essere circoscritta a presunte singole irregolarità o conflitti d’interesse isolati, bensì debba essere inquadrata all’interno di un quadro più ampio, caratterizzato da una consolidata e strutturata corruzione, non solo di natura pecuniaria ma anche ambientale, ovvero una collusione occulta che ha compromesso l’integrità del processo decisionale.

Questa “corruzione ambientale” – un termine chiave nell’atto di appello – descrive un sistema in cui pressioni indebite, favoritismi e un tacito accordo tra attori diversi (pubblici e privati) hanno distorto le regole del gioco, permettendo l’approvazione di progetti urbanistici che altrimenti sarebbero stati respinti.

I pubblici ministeri sottolineano come tale sistema abbia generato un clima di opacità e illegalità, in cui la corruzione si sia radicata profondamente, alimentando un ciclo vizioso di abusi e ingiustizie.

Il ricorso alla Cassazione mira quindi a restituire centralità all’analisi di questo contesto sistemico, ritenendo che la valutazione limitata operata dal Riesame abbia trascurato elementi essenziali per comprendere la gravità delle accuse mosse a Catella e agli altri indagati.
La Procura mira a ottenere dalla Suprema Corte una revisione della decisione, che tenga conto della complessità delle dinamiche di potere e della potenziale pervasività della corruzione all’interno della Commissione paesaggio, al fine di garantire una piena accertamento della verità processuale e una tutela efficace dell’interesse pubblico.

Il caso, oltre ad avere implicazioni dirette sulle persone coinvolte, solleva interrogativi fondamentali sulla trasparenza e l’imparzialità dei processi decisionali in materia di pianificazione urbanistica.

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