martedì 7 Ottobre 2025
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Torino

Restituiti allo Stato 254 reperti archeologici dal Sud Italia

Oggi, a Torino, Palazzo Chiablese ha fatto da cornice a un evento di notevole importanza culturale e giuridica: la restituzione allo Stato di 254 reperti archeologici di valore inestimabile, testimonianza tangibile della ricca e complessa storia del Sud Italia.

L’azione, orchestrata dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC), sigla un percorso lungo e articolato, iniziato con un sequestro risalente al 1991 e culminato in una collaborazione virtuosa tra enti pubblici e privati.

I manufatti, che abbracciano un arco temporale che va dall’epoca apula a quella romana, includono un ampio ventaglio di oggetti: dalla ceramica finemente decorata, con vasi a vernice nera e rossa e kylix, ad anfore destinate al trasporto di merci, utensili di vita quotidiana, e raffinati esempi di scultura in terracotta e bronzo.

Questi reperti, per lungo tempo custoditi in una collezione privata torinese, rappresentano un frammento significativo del patrimonio archeologico di culture diverse: etrusca, umbra, messapica e, naturalmente, apula, quest’ultima particolarmente significativa per comprendere le dinamiche culturali e commerciali che caratterizzarono il Sud Italia in età antica.

Il percorso che ha portato alla restituzione è stato complesso.

Inizialmente sequestrati nell’ambito di un’indagine che mirava a smantellare un’organizzazione criminale dedita agli scavi clandestini in Toscana, i reperti sono rimasti formalmente sotto sequestro giudiziario per oltre trent’anni, in attesa di una soluzione definitiva.

La morte del detentore, proprietario de facto della collezione, aveva creato una situazione di stallo giuridica, lasciando i manufatti in una condizione di custodia giudiziaria.

La svolta è arrivata nel 2024, quando gli eredi del precedente proprietario, ancora formalmente custodi giudiziari, hanno dimostrato un gesto di straordinaria responsabilità, rivolgendosi alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Torino.

La Soprintendenza, con lungimiranza, ha immediatamente coinvolto il Nucleo TPC di Torino e l’Avvocatura Distrettuale dello Stato, dando il via a un processo di verifica minuzioso che ha riguardato sia le condizioni di conservazione dei beni, sia la ricostruzione accurata del loro status giuridico.

La decisione finale degli eredi, quella di rinunciare a ogni rivendicazione e consegnare spontaneamente i reperti allo Stato, costituisce un esempio emblematico di rispetto per il patrimonio culturale e di adesione ai principi fondamentali che ne regolano la tutela.
La giurisprudenza italiana, inequivocabilmente, riconosce allo Stato la proprietà dei reperti archeologici, a meno che non si possa dimostrare una provenienza lecita anteriore al 1909, data della prima legge italiana di tutela.

Questa norma mira a contrastare il traffico illecito di beni culturali e a garantire la loro fruibilità per la collettività.

Il Tribunale di Torino ha formalizzato la restituzione con un provvedimento di dissequestro e confisca, ponendo fine a un’attesa prolungata.
Alla cerimonia hanno partecipato figure chiave come il Soprintendente Corrado Azzollini, il Tenente Colonnello Giuseppe Marseglia, comandante del gruppo TPC di Monza, e l’Avvocata Tiziana Pisani dell’Avvocatura dello Stato, testimoniando l’importanza della collaborazione tra istituzioni pubbliche e private nella salvaguardia del patrimonio culturale.

L’operazione, secondo quanto sottolineato dal Comando TPC, non rappresenta solo la restituzione di importanti manufatti, ma anche un modello di cooperazione proficua tra enti pubblici e privati, che consente di restituire alla collettività un patrimonio storico e archeologico di inestimabile valore, promuovendo la conoscenza del passato e rafforzando il senso di appartenenza a una comunità radicata nella storia e nella cultura.

La restituzione apre ora nuove prospettive per la ricerca e la valorizzazione di questi reperti, a beneficio della comunità scientifica e del pubblico.

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