L’economia italiana, afflitta da una crescita anemica e penalizzata dalle tensioni commerciali internazionali, si trova ad affrontare una nuova ondata di crediti deteriorati.
L’outlook Abi-Cerved 2025-27 disegna uno scenario in cui, nonostante una ripresa contenuta, il rischio di insolvenza delle imprese rimane una preoccupazione strutturale.
La dinamica del PIL, insufficiente a sostenere una solida ripresa degli investimenti e della domanda interna, si sovrappone agli effetti destabilizzanti di politiche protezionistiche come i dazi statunitensi, amplificando le difficoltà per le aziende.
L’analisi proietta un incremento graduale dei tassi di default su crediti bancari erogati ad imprese in bonis, evoluzione che riflette una vulnerabilità diffusa nel tessuto produttivo nazionale.
Nel 2025, si prevede un tasso di default del 2,9%, un lieve aumento rispetto al 2,6% del 2024, pur rimanendo inferiore alle proiezioni iniziali di gennaio.
Questa tendenza, seppur modesta, suggerisce una progressiva erosione della resilienza aziendale.
Nel 2026, il tasso dovrebbe raggiungere il 3%, evidenziando una persistente pressione sul sistema finanziario.
È cruciale sottolineare che questi valori, pur rappresentando un segnale di allarme, si collocano ampiamente al di sotto dei livelli estremi registrati durante le precedenti crisi economiche, in particolare durante la turbolenza del 2012, quando il picco aveva toccato il 7,5%.
Questo indica una maggiore solidità del sistema bancario italiano, frutto delle riforme strutturali implementate negli anni precedenti.
Tuttavia, il rapporto Abi-Cerved mette in guardia dalla diffusione del rischio, sottolineando che l’incremento dei crediti deteriorati si manifesterà in tutte le aree geografiche del paese e in diversi settori economici.
Particolarmente esposti risultano essere i comparti industriali, delle costruzioni e l’agricoltura, settori che tradizionalmente presentano una maggiore ciclicità e sono più sensibili alle fluttuazioni del mercato globale.
L’industria, gravata da costi energetici elevati e da una crescente concorrenza internazionale, vede erodere i propri margini di profitto.
Le costruzioni, a loro volta, dipendono fortemente dalla spesa pubblica e dalla capacità di attrarre investimenti privati, fattori spesso influenzati da incertezze politiche ed economiche.
L’agricoltura, infine, è particolarmente vulnerabile alle conseguenze del cambiamento climatico e alle oscillazioni dei prezzi delle materie prime.
Le proiezioni per il 2027, con un tasso di default previsto in discesa al 2,9%, suggeriscono un potenziale ritorno a livelli pre-crisi, equiparabili a quelli del 2019.
Tuttavia, la traiettoria verso questo scenario dipenderà in modo determinante dalla capacità di attuare politiche mirate a sostenere la crescita economica, promuovere l’innovazione, favorire l’accesso al credito per le piccole e medie imprese e mitigare le conseguenze delle tensioni commerciali internazionali.
La gestione proattiva del rischio, l’implementazione di strategie di prevenzione e la rapida identificazione degli interventi di risanamento aziendale saranno elementi chiave per limitare l’impatto dei crediti deteriorati e rafforzare la stabilità del sistema finanziario italiano.