L’annuncio della visita di Nicola Zingaretti in Umbria per celebrare un anno di giunta Proietti si rivela un’occasione amara, un’occasione mancata per un’analisi onesta e trasparente della situazione regionale.
Lungi dall’essere un momento di lustro, questo traguardo si presenta come un accumulo di disillusioni e promesse non mantenute, un bilancio di un anno caratterizzato da scelte politiche discutibili e un’innegabile mancanza di risultati tangibili per i cittadini umbri.
La questione del trasporto pubblico locale (TPL) emerge come il simbolo più evidente di questa gestione incerta.
Il capogruppo regionale della Lega, Enrico Melasecche, sottolinea con forza come l’attuale assessore, Tommaso Bori, abbia deliberatamente illuso le rappresentanze sindacali con la promessa di un lotto unico, un’illusione che contrasta con la realtà di un sistema frammentato e inefficiente.
Si ripropone, dunque, la problematica divisione in 12 lotti che aveva contraddistinto l’azione di Zingaretti quando era governatore del Lazio, una scelta dieci volte superiore rispetto a quella auspicata dal centrodestra nella precedente legislatura e in palese contrasto con il decreto nazionale sui costi standard.
L’assenza di una gara trasparente, un principio cardine per stimolare la concorrenza e ridurre gli sprechi, ha comportato un costo esorbitante per gli umbri: oltre 150 milioni di euro sprecati in vent’anni, risorse che avrebbero potuto essere investite in servizi essenziali e sviluppo economico.
La decisione di perpetrare questa anomalia, a discapito del benessere collettivo, è una scelta gravissima che merita un’indagine approfondita.
La gestione finanziaria della regione non è meno problematica.
L’eredità di debiti viene mascherata con tasse, scaricando sui cittadini il peso di un presunto disavanzo sanitario di 243 milioni di euro.
A partire dal nuovo anno, oltre centomila umbri si troveranno a fronteggiare trattenute in busta paga, il risultato di una manovra fiscale presentata come soluzione a problemi che, in realtà, si sono aggravati.
Anche Umbria Mobilità, un’entità che dovrebbe garantire un servizio efficiente e moderno, si trova a dipendere da un contributo regionale di quasi due milioni di euro all’anno, un salvagente artificiale che consente di onorare i debiti e pagare gli stipendi, un’emergenza finanziaria che si protrae da troppo tempo.
Al contrario, le gestioni precedenti, guidate da figure competenti e responsabili, avevano prodotto risultati concreti con un costo nettamente inferiore.
L’atteggiamento di Zingaretti, che si limita a retorica e promesse vuote, è inaccettabile.
Dovrebbe fornire spiegazioni tecniche e giuridiche chiare sulle scelte compiute nel Lazio, invece di perpetuare un clima di superficialità e disinformazione.
La gara Tpl, un progetto cruciale per il futuro del trasporto pubblico regionale, è ferma, vittima di promesse elettorali disattese e di manovre opache.
I sindacati, consapevoli dell’inganno subito, hanno indetto otto scioperi, un segnale di profonda insoddisfazione che non può essere ignorato.
La competenza e la responsabilità devono tornare a guidare l’azione politica, superando la demagogia e la superficialità che hanno finora danneggiato il nostro territorio.
I cittadini umbri meritano un servizio efficiente, moderno, capillare ed ecocompatibile, un servizio che non rappresenti un peso insostenibile per le loro tasche e per il futuro della nostra regione.
E’ imperativo che le istituzioni ascoltino le loro richieste e agiscano di conseguenza, evitando di perpetuare un modello di gestione inefficiente e obsoleta.
L’attenzione della Corte dei Conti sarà cruciale per valutare l’operato della giunta e garantire che le promesse fatte siano mantenute, a tutela del bene comune e del futuro dell’Umbria.