29 settembre 2024 – 12:45
Un fiume di passione e determinazione scorre nelle vene delle oltre trecento persone che si sono radunate davanti all’ospedale Sant’Anna, protette da un cordone di quaranta poliziotti in tenuta antisommossa. La protesta è pacifica ma decisa, animata dalla volontà di combattere per la libertà delle donne e il loro diritto all’autodeterminazione. I manifestanti esibiscono striscioni colorati e cartelli vibranti di messaggi provocatori e incisivi: “Ve lo distruggiamo sto patriarcato”, “Se gli uomini potessero concepire, l’aborto sarebbe un sacramento”. Nel cortile del nosocomio, attivisti e attiviste hanno preso possesso dello spazio, determinati a non arrendersi finché il direttore sanitario Umberto Fiandra non si presenterà per discutere con loro e chiudere la stanza dell’ascolto contestata. Il bersaglio della protesta è proprio quella stanza finanziata con ingenti fondi pubblici destinata ai pro-vita, un simbolo della lotta per un aborto libero, sicuro e gratuito. Le voci dei manifestanti si alzano in coro, denunciando l’utilizzo della forza pubblica per reprimere le richieste di salute e autodeterminazione: “Chiediamo salute, ci date polizia, è questa la vostra democrazia?”. Anna Belligero di Non una di meno spiega con fermezza la necessità di chiudere quella stanza controversa per evitare forme di violenza psicologica sulle donne che desiderano interrompere una gravidanza. L’appello alla sensibilità e alla giustizia risuona forte tra le mura dell’ospedale Sant’Anna, dove la battaglia per i diritti riproduttivi assume contorni sempre più incisivi e determinati.