“L’arsenale segreto di Franco D’Onofrio: il bunker crolla”

Date:

30 settembre 2024 – 09:45

Il 28 febbraio 2024, nella tranquilla via Bellini 12 a Moncalieri, Torino, si è svolta una scena che ha destato l’interesse degli investigatori: la residenza del signor Franco D’Onofrio, individuato come un dirigente di spicco della ‘ndrangheta in Piemonte. Durante un incontro di rilevanza investigativa con l’ex rapinatore Claudio Russo, alle 15:28, una microspia ambientale ha registrato un momento significativo. Russo elogiava qualcosa che D’Onofrio teneva tra le mani: “È l’ultimo modello ed è bellissima”, diceva Franco. È chiaro che si trattasse di un riferimento a una pistola che D’Onofrio custodiva segretamente in una zona comune del condominio.Le intercettazioni condotte dal Gico (Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata) hanno rivelato che Franco sentiva il bisogno di spostare l’arma perché, come egli stesso ammetteva, “vicino al luogo dove l’ho nascosta ho notato l’altro giorno la presenza di operai”. Il colloquio tra i due complici prosegue a lungo con lo scopo di individuare il miglior nascondiglio possibile per la pericolosa semiautomatica calibro 7.65.Tuttavia, nonostante gli sforzi congiunti per creare un bunker sicuro per occultare l’arma, dopo due giorni consecutivi di incessanti perquisizioni da parte dei finanzieri appartenenti al Gico (Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata), il rifugio segreto ideato dai due criminali crolla. È la seconda arma rinvenuta in possesso di D’Onofrio, ex militante dei Colp Comunisti organizzati nella battaglia proletaria che ha poi intrapreso una trasformazione criminale transitando nella mafia calabrese. Negli ultimi quindici anni avrebbe scalato con abilità le gerarchie all’interno dell’organizzazione mafiosa.

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