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Lavoro, Angeleri (Assosoftware): “Fabbrica software volano crescita, possibili 500mila occupati”

(Adnkronos) – Sono quelli che programmano i codici che oggi sono alla base di tantissime nostre azioni quotidiane, dall’usare il pc o il telefonino fino alla lavatrice e altri elettrodomestici. Ma anche usare l’auto, prendere un ascensore e tantissime altre azioni. Sono i programmatori che operano nelle ‘fabbriche dei software’, un comparto che oggi in Italia conta tra le 1.500 e le 2mila aziende, come racconta ad Adnkronos/Labitalia Pierfrancesco Angeleri, presidente di Assosoftware, che aderisce al sistema Confindustriale ed è l’associazione delle aziende che sviluppano e commercializzano prodotti software in Italia, e non solo. “Il software -afferma- oggi è dappertutto, in qualsiasi oggetto che tocchiamo c’è del software, anche nelle macchine, negli elettrodomestici. Praticamente oggi il software è qualcosa che è presente in tutte le componenti della vita delle persone, sia ‘aziendale’ che personale, famigliare. E’ invasivo e pervasivo. La stima sulle aziende che fanno primariamente lo sviluppo del software è tra le 1.500 e le 2mila in Italia. Noi riteniamo -continua- di rappresentare tra il 65 e il 70% del fatturato complessivo, in termini dimensionali, delle aziende che producono software in Italia. E’ un comparto che cresce ogni anno a doppia cifra, ci sono stati anni in cui è cresciuto del 20%, e quindi cresce molto più del Pil italiano”. E la crescita potrebbe essere molto più sostenuta. “Oggi ci lavorano secondo la nostra stima -spiega Angeleri- circa 150mila persone, ma si potrebbe arrivare a 500mila, puntando sul settore come volano di crescita economica, cosa che nessun governo finora ha fatto. La componente più importante in un’azienda di software è la ‘fabbrica’, e con questa intendo persone che sviluppano software, programmano e producono codici. I nostri prodotti sono applicazioni che girano sui computer, su degli apparecchi dedicati. Applicazioni dietro le quali ci sono delle linee di codici e dietro di esse c’è la componente programmazione che è quella più significativa in termini umani e di risorse ed è la ‘fabbrica’ del software. E poi tutto intorno c’è un mondo di persone che progetta il software, lo ‘assiste’, lo vende. Ma tutto ruota intorno alla ‘fabbrica’ che crea l’oggetto, dietro la quale ci sono persone che stanno dietro un computer e producono prodotto intangibile che è il software”, sottolinea Angeleri. Un prodotto, il software, che, secondo Angeleri, potrebbe fare la fortuna del nostro Paese, se solo a livello politico si decidesse di ‘puntare’ su di esso. “La potenzialità inespressa del settore -spiega- è grandissima, finora c’è sempre stata poca attenzione da parte di tutti i governi che si sono succeduti, nel pensare che questo settore potesse essere un volano per la crescita economica del Paese”. Oggi il ‘regno’ dello sviluppo dei codici dei software è l’India. “Lì ci sono più di 5 milioni di programmatori, noi come Paese non siamo mai stati attrattivi per diventare un luogo dove le grandi aziende del software, che non sono purtroppo quelle italiane, decidono di fare delle fabbriche. E questo nonostante Siamo un paese che ha delle eccellenti università, eccellenti università di informatica distribuite sul territorio, e con costi del personale assolutamente competitivi e agevolazioni anche importanti”, avverte.  E allora oggi serve “fare diventare questo comparto uno dei cavalli di battaglia per la crescita di questo Paese nei prossimi 5-10 anni. Attiriamo il mondo delle aziende del software a venire a lavorare in Italia, perché in Italia ci sono tutti gli elementi corretti per poter avere successo”, sostiene. Ma per Angeleri serve anche una svolta nella visione delle aziende, pubbliche e private, sull’oggetto software. “Nessuno -spiega- parla di rottamazione del software. Abbiamo un patrimonio applicativo software nelle aziende, nella pubblica amministrazione, molto molto vecchio, molto più vecchio di tutta la tecnologia in termini di tempo. Ancora all'interno delle banche girano codici di programmazione che hanno quarant'anni. I software moderni, oltretutto, sono molto meno energivori, molto più efficienti e quindi oggi la grande battaglia da fare è quella della rottamazione del software”. Nel futuro delle aziende del software made in Italy per Angeleri è centrale l’intelligenza artificiale: “Per noi non costituisce assolutamente una minaccia, anzi, è una grandissima opportunità, perché ci permettere, ci permetterà di programmare molto più rapidamente, di rendere molto prodotti disponibili in tempi di sviluppo accorciati". "Molte delle aziende hanno già rilasciato delle applicazioni che utilizzano l'intelligenza artificiale, che è una grande opportunità per crescere, essere più rapidi, più efficaci, fornire più servizi”, conclude.  
—lavoro/datiwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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