venerdì 10 Ottobre 2025
21.4 C
Perugia

Rigopiano, riapre il processo: la Cassazione cambia tutto

Il 18 gennaio 2017, una valanga inghiottì l’hotel Rigopiano, nel cuore dell’Abruzzo, portando via la vita a ventinove persone.

A distanza di anni, il doloroso ricordo si riattiva con l’inizio dell’appello bis del processo, che si terrà a Perugia.

Questa fase giudiziaria cruciale nasce da una decisione della Corte di Cassazione, che ha accolto parzialmente le argomentazioni della Procura Generale, invalidando in parte le sentenze precedenti.

Il processo coinvolge dieci imputati, suddivisi in due gruppi principali.

Sei funzionari regionali sono accusati di disastro colposo, un’accusa particolarmente grave che implica una violazione di obblighi di sicurezza con conseguenze devastanti.
Gli altri quattro, tra cui l’ex sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, sono imputati di omicidio colposo, un reato che, tuttavia, si trova sull’orlo della prescrizione, sollevando interrogativi sull’effettiva possibilità di una condanna definitiva.
Il fulcro della revisione processuale risiede nell’interpretazione di un adempimento formale, la “Carta Localizzazione Pericolo Valanghe”.

I giudici della Cassazione hanno evidenziato una grave omissione: i funzionari regionali avrebbero dovuto obbligatoriamente redigere questo documento, un atto tecnico che avrebbe dovuto mappare e valutare i rischi legati alle valanghe nella zona di Rigopiano.
L’assenza di questa carta ha impedito una corretta valutazione del rischio e ha contribuito a creare una situazione di pericolo non gestita.

Secondo la Cassazione, l’applicazione di questa procedura avrebbe potuto portare alla classificazione dell’hotel come “a rischio valanghe”, con conseguenti obblighi di chiusura durante i mesi invernali o, in alternativa, con un uso strettamente regolamentato della struttura.

La mancata applicazione di questa procedura, secondo i giudici, ha generato una catena di eventi che ha portato alla tragedia.
La sentenza della Cassazione ha portato alla riapertura del processo, concentrandosi in particolare sui sei dirigenti regionali precedentemente assolti: Carlo Giovani, Carlo Visca, Sabatino Belmaggio, Vincenzo Antenucci, Emidio Primavera e Pierluigi Caputi.
Questi sono ora imputati di disastro colposo per la mancata redazione della carta rischio valanghe.

Parallelamente, Ilario Lacchetta, l’ex sindaco, Enrico Colangeli, il tecnico comunale, Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, funzionari della Provincia di Pescara, dovranno affrontare un nuovo giudizio, pur con l’ombra della prescrizione che incombe sui loro reati.
La Corte di Cassazione ha confermato le assoluzioni dell’ex prefetto Francesco Provolo e del dirigente Leonardo Bianco dall’accusa di depistaggio, pur confermando le condanne, ormai in via di prescrizione, per omissione di atti d’ufficio e falso ideologico.
Sono state inoltre confermate le condanne per l’ex gestore dell’hotel e il geometra responsabile della relazione tecnica allegata al permesso di ristrutturazione, entrambi riconosciuti colpevoli di falsità ideologica.
Il processo di Rigopiano si configura quindi come un complesso intreccio di responsabilità, omissioni e interpretazioni legali, con il doloroso sfondo di una tragedia che ha segnato profondamente la comunità abruzzese e solleva interrogativi cruciali sulla gestione del territorio e sulla sicurezza delle strutture ricettive in aree a rischio naturale.
La vicenda rappresenta un monito severo sull’importanza di applicare rigorosamente le normative e di adottare misure preventive adeguate per evitare che simili eventi si ripetano.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -