sabato 11 Ottobre 2025
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Taranto, silenziosa protesta contro il ministro Valditara

L’accoglienza a Taranto per il ministro Valditara si è trasformata in un eloquente atto di protesta, un monito sussurrato da una classe silenziosa, erede di un passato che sembra voler tornare a bussare alle porte del presente.
Un gruppo di docenti e personale ATA, immersi in un’evocativa ambientazione anni ’50 – grembiuli, fiocchi rosa e celesti – ha voluto così esprimere una profonda disillusione nei confronti delle politiche ministeriali, ben al di là della semplice inaugurazione dei laboratori ITS.

La protesta, orchestrata dalla FLC CGIL di Taranto, non è stata fatta di slogan gridati, ma di immagini potenti, di un muto richiamo a un’epoca in cui, forse, il concetto di “pubblica” nella scuola non era stato eroso dall’attuale distanza tra il ministero e la realtà delle istituzioni scolastiche.
La segretaria Viviana Lusso ha efficacemente sintetizzato il sentimento di frustrazione: il ministero, a suo dire, ha progressivamente depotenziato il valore del termine “pubblica”, sprofondando la scuola in una logica decisionale distante dalle esigenze reali di chi la vive quotidianamente: dirigenti, docenti e personale ATA, quotidianamente impegnati a gestire strutture spesso inadeguate e con risorse economiche insufficienti.
Le critiche non si sono limitate alla percezione di un allontanamento dal mondo della scuola.

Le nuove linee guida sull’educazione civica, aspramente contestate anche dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, rappresentano un ulteriore elemento di preoccupazione.
La mancanza di risorse destinate alla stabilizzazione dei precari – un numero stimato in 250.000 unità – alimenta il timore di un futuro scolastico caratterizzato da un progressivo deterioramento della qualità dell’offerta formativa e da una crescente frammentazione del corpo docente.

La protesta di Taranto non è un evento isolato.

Anna Sgobio, presidente di Proteo Fare Sapere, ha ufficializzato una mobilitazione nazionale prevista per il 18 ottobre, un segnale chiaro del crescente disagio all’interno della comunità scolastica.
La riforma ministeriale è percepita come una manovra ideologica, potenzialmente capace di acuire le disuguaglianze e di introdurre meccanismi di selezione che rischiano di compromettere l’inclusività e la meritocrazia.

In sintesi, l’accoglienza a Taranto ha messo a nudo una frattura profonda tra le aspirazioni di una scuola pubblica inclusiva, equa e di qualità, e le scelte politiche che sembrano orientarsi verso una direzione diametralmente opposta.

Il futuro della scuola italiana, come emerge da questa formidabile protesta silenziosa, è un futuro da riscrivere, un futuro che richiede un profondo ripensamento delle priorità e un rinnovato impegno a favore di un sistema scolastico realmente al servizio di ogni studente.

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