Il benessere percepito dalla popolazione adulta piemontese, come evidenziato dalla sorveglianza Passi e analizzato nel recente report dell’Istituto Superiore di Sanità (dati biennali 2023-2024), riflette un quadro complessivo positivo, sebbene con alcune sfumature rispetto alla media nazionale.
Se il 71,9% degli adulti piemontesi tra i 18 e i 69 anni si dichiara in buona salute o molto buona, questa percentuale risulta leggermente inferiore al 74,2% nazionale, suggerendo un potenziale spazio per miglioramenti mirati.
Un elemento cruciale per comprendere la condizione di salute percepita è l’analisi dei giorni persi a causa di malessere.
I piemontesi riferiscono una media di sei giorni totali di cattiva salute nell’arco di un mese.
Questa cifra è distribuita equamente tra problemi fisici (3,2 giorni) e disturbi psichici (3,3 giorni), indicando una necessità di interventi che tengano conto dell’interconnessione tra salute fisica e mentale, un aspetto sempre più riconosciuto dalla comunità scientifica.
La limitazione delle attività quotidiane, legata a queste condizioni, si manifesta in media per 1,3 giorni al mese, suggerendo un impatto significativo sulla qualità della vita e sulla capacità di svolgere le attività lavorative e sociali.
La definizione di “giorni non in salute” proposta dalla sorveglianza Passi, che considera la somma dei giorni di malessere fisico e psichico, fornisce un indicatore composito utile per monitorare l’evoluzione dello stato di salute generale.
Un dato particolarmente incoraggiante è la prevalenza di persone che riferiscono di non avere patologie croniche: l’82% della popolazione piemontese, un valore superiore alla media nazionale dell’81,9%.
Tuttavia, il 18% degli adulti convive con almeno una condizione cronica, sottolineando l’importanza di programmi di prevenzione e gestione delle malattie croniche, in particolare per questa fascia di popolazione.
La coesistenza di due o più patologie croniche, pur se in misura inferiore rispetto alla media nazionale (3,6% contro il 4,2%), rappresenta un ulteriore fattore di rischio che richiede un approccio sanitario integrato e personalizzato.
Il Piemonte spicca per un’attività fisica più diffusa rispetto alla media nazionale.
Il 55,1% della popolazione si dichiara attivo, un valore significativamente superiore al 49,2% nazionale.
Un ulteriore 27,1% si definisce parzialmente attivo, mentre solo il 17,8% risulta sedentario, una percentuale inferiore al 27,2% nazionale.
Questa maggiore propensione all’attività fisica potrebbe essere legata a politiche locali di promozione della salute, infrastrutture adatte o a una cultura regionale che incoraggia uno stile di vita attivo.
Tuttavia, è importante continuare a promuovere l’attività fisica in tutte le fasce d’età e a combattere la sedentarietà, un fattore di rischio per numerose malattie croniche.
In conclusione, la sorveglianza Passi offre un quadro dettagliato dello stato di salute della popolazione adulta piemontese, evidenziando punti di forza come la prevalenza di attività fisica e la minore incidenza di sedentarietà, ma anche aree di miglioramento, come la riduzione dei giorni persi a causa di malessere fisico e psichico e la gestione delle patologie croniche.
Un’analisi continua e approfondita di questi dati è fondamentale per orientare le politiche sanitarie e migliorare la qualità di vita della popolazione piemontese.