L’esito delle elezioni regionali in Toscana ha riservato una frustrante parentesi per la candidata Antonella Bundu, sostenuta dalla lista Toscana Rossa.
Nonostante avesse varcato la soglia del 5%, un risultato significativo che testimonia una risonanza elettorale inaspettata, la sua corsa al Consiglio regionale si è conclusa senza l’agognato ingresso.
Un risultato che contrasta con la performance del suo cartello elettorale, composto da PCI, PaP e Possibile, che non ha raggiunto la percentuale minima per l’ammissione.
La dinamica elettorale, carica di pathos, ha visto Toscana Rossa ottenere risultati preliminari superiori a quelli ottenuti da forze politiche di rilevanza nazionale come la Lega e il Movimento 5 Stelle.
Quest’ultime, beneficiando di una formula elettorale che premia le coalizioni, sono riuscite a superare la soglia di sbarramento al 3%, evidenziando una distorsione intrinseca al sistema elettorale stesso.
Bundu, pur manifestando rammarico per l’esclusione dal Consiglio, ha sottolineato la crescita esponenziale rispetto alle proiezioni iniziali, quando la sua candidatura era data per quasi impossibile, oscilla attorno allo zero virgola cinque percento.
Questo dato, paragonato alla performance del 2020 di Tommaso Fattori, candidato alla presidenza, che si era fermato al 2,23% con circa trenta mila voti in meno, suggerisce una progressiva riscoperta e un rinnovato interesse per le istanze della sinistra radicale.
Tuttavia, la candidata ha espresso una profonda preoccupazione per l’astensionismo dilagante, interpretandolo come un sintomo di un sistema politico polarizzato e forzato, che soffoca le voci dissonanti e scoraggia la partecipazione civica.
La mancanza di alternative concrete e la percepita distanza tra le istituzioni e i bisogni reali della popolazione contribuiscono ad alimentare un senso di disillusione e disinteresse che mina le fondamenta della democrazia.
Anche Maurizio Acerbo, segretario del PCI, ha puntato il dito contro una legislazione elettorale che penalizza la rappresentanza pluralista, sottolineando come l’esclusione dal Consiglio sia dipesa da un numero esiguo di voti.
Francesca Druetti, segretaria nazionale di Possibile, ha invece enfatizzato la necessità di un radicamento territoriale autentico e duraturo, un processo che non può essere affrettato e che richiede un impegno costante e una profonda conoscenza del tessuto sociale e delle sue dinamiche.
La sua affermazione, implicitamente, critica le strategie di campagna elettorale superficiali e le promesse populiste che spesso si rivelano vane.
In definitiva, l’esperienza elettorale di Toscana Rossa, al di là del risultato formale, rappresenta un segnale importante per la sinistra italiana, un invito a riflettere sulle strategie di comunicazione, sulla necessità di costruire alleanze solide e sulla centralità di un progetto politico radicato nei territori e capace di rispondere alle esigenze reali della popolazione, contrastando l’apatia e riaccendendo la passione civica.